Il termine esoterismo, derivato dall’aggettivo greco ἐσωτερικός= interiore, si riferisce a differenti dottrine o teorie sull’uomo, sul cosmo/natura e sul sacro/divino (sul reale o tutto ciò che è considerato come parte dell’essere) che condividono concezioni speculative e indirizzi pratico-rituali correlati per formare quello che si può chiamare reticolo esoterico (o dimensione esoterica) presente in ogni forma di esoterismo: un insieme di concezioni speculative e indirizzi pratico-rituali che sono formulati in tutte le dottrine esoteriche, anche se in ognuna di esse sono espressi e correlati diversamente pur presentando contenuti e significati condivisi.
Le concezioni speculative sono riferite all’uomo e al suo sé, al cosmo/natura, al sacro/divino e alla conoscenza (o gnosi) di ciò che costituisce la loro origine, fondamento, essenza e senso; gli indirizzi pratico-rituali, invece, sono formati da pratiche, come riti e rituali, che sono rivolte alla modificazione psichica ed etica del sé o mondo interiore di ogni uomo (perfezionamento, trasmutazione e rigenerazione – le pratiche iniziatiche) e ad alcuni aspetti del mondo naturale e di quello umano.
Le concezioni speculative e gli indirizzi pratico-rituali, oltre a essere rivolti all’ampliamento della conoscenza dell’uomo, del sé, della natura e del sacro/divino e al perfezionamento psichico ed etico di ogni uomo, intendono stabilire un incontro, una mediazione o una relazione con il sacro o il divino.
Il sacro, da un lato, è la dimensione del sovraumano che può essere trascendente (il sovrannaturale) o immanente rispetto all’uomo e al mondo (il naturale); il sacro è relativo anche a ogni forma di religiosità e di religione e quindi alle diverse forme del divino. Dall’altro, il sacro è riferito all’universo dei valori: sacro è ciò che è considerato come portatore di un valore supremo rispetto a ogni altro valore. Un valore è supremo perché è considerato superiore o più importante di ogni altro. Sacri, quindi, sono cose, eventi, comportamenti o altro cui è stato assegnato un valore supremo rispetto a una classe di valori o rispetto a tutti i valori di una cultura (di un gruppo o anche di un individuo). Il sacro è l’insieme dei valori supremi di cui ognuno di essi è supremo rispetto a una classe di valori accettati in una data cultura; si pensi, per esempio, alla patria o alla vita considerate come valori supremi o sacri.
In generale, quindi, il sacro/divino è, da un lato, la dimensione del sovrannaturale, del sovraumano, del divino, trascendente o immanente rispetto all’uomo e alla natura e, dall’altro, l’insieme dei valori supremi propri di una cultura o considerati come universali.
Il primo tipo di sacro si denomina sacro-divino, mentre il secondo sacro-valoriale o mondano i cui valori supremi,riferiti all’uomo e al mondo, prescindono dalla dimensione divina, anche se non la escludono.
La nozione di sacro ha un carattere culturale e collettivo: è definito da una cultura ed è accettato da coloro che ne fanno parte. Secondo questa concezione il divino, proprio delle diverse religioni, è quella particolare forma di sacro in cui è presente un’esplicita dottrina teologica, una forma socializzata (templi, sacerdoti, ecc.), una liturgia, una forma di credenza e soprattutto la concezione di uno o più esseri trascendenti (anche nella forma dell’immanenza panteistica) o divinità che determinano l’assetto dell’intera realtà e incidono sul destino degli uomini; nel sacro come divino sono presenti divinità che in molti casi, ma non sempre, sono dei-persona che possiedono caratteri propri e al contempo differenti o analoghi a quelli che possiedono gli uomini.
Nelle dottrine esoteriche è sempre presente il sacro, ma non sempre o non solo il sacro-divino, ed esse formulano concezioni speculative relative al divino e all’universo dei valori e di quelli supremi (il sacro-valoriale) relativi alla natura, all’uomo, alla società, alla conoscenza e al sé.
Il carattere peculiare delle dottrine esoteriche, rispetto ad altre concezioni filosofiche o teologiche (e anche a quelle scientifiche), consiste nel considerare fondamentale l’attività speculativa, diversa da quella conoscitiva quotidiana, filosofica o scientifica, che possiede un duplice obiettivo: da un lato, l’ampliamento della conoscenza speculativa e, dall’altro, la modificazione del sé di ogni uomo, il suo mondo interiore; nelle dottrine esoteriche le concezioni speculative e gli indirizzi pratico-rituali sono strettamente correlati perciò le conoscenze speculative sono utili per modificare il proprio sé e la modificazione del proprio sé permette di ampliare le conoscenze speculative. Questa relazione tra conoscenza (gnosi) e modificazione del proprio sé fa sì che ogni dottrina esoterica indichi pratiche idonee, rituali e simboliche, per permettere di procedere nella conoscenza e nella modificazione di sé; le dottrine esoteriche, anche se non tutte, prospettano percorsi iniziatici fondati su un rito d’iniziazione inteso come il primo passo che permette di intraprendere la via della gnosi e del perfezionamento interiore psichico ed etico.
Le concezioni esoteriche, rivolte alla conoscenza del sé, dell’uomo, della natura e del sacro/divino, hanno un carattere speculativo perciò, a differenza di altre forme di sapere, non sono di carattere empirico o fenomenico; esse non esaminano i fenomeni naturali nell’intento di fornire una spiegazione del loro accadere, ma si propongono di ricercare il fondamento, l’essenza e il senso di tutte le cose (inclusi i fenomeni naturali) considerati come le ragioni della loro esistenza. Tali concezioni non sono rivolte solo all’uomo, al mondo culturale e alla natura, bensì anche al sacro, al divino e, in generale, a quella dimensione del reale che non si coglie nell’esperienza sensibile; in altri termini, si rivolgono a ciò che è nascosto e al di là delle apparenze sensibili. Le concezioni speculative esoteriche, quindi, si propongono di formulare una metafisica dell’uomo, del mondo, del sacro/divino e di ciò è considerato oltre e invisibile. La metafisica esoterica è formulata da un insieme di concezioni che si rivolgono al reale, in tutti i suoi aspetti, concreti o non concreti, al fine di comprendere i loro fondamenti, essenze e senso. La conoscenza esoterica non è empirica ma speculativa e metafisica anche se può coinvolgere conoscenze sul mondo sensibile incluse quelle scientifiche. Nelle dottrine esoteriche, a differenza della maggior parte delle teorie filosofiche, la metafisica non ha solo uno scopo conoscitivo ma è utile per il perfezionamento/elevazione di ogni uomo e dell’intera umanità.
Le diverse dottrine esoteriche condividono la ricerca dell’origine/fondamento, dell’essenza e del senso dell’essere (o reale), ma ognuna di esse può preferire alcuni aspetti piuttosto che altri per cui si possono distinguere tre forme di esoterismo. A) quella in cui l’esoterico si fonda sul divino (sacro-divino), nelle sue diverse forme (noûs, Dio, intelligenza suprema, energia cosmica, ecc.) incluse quelle delle religioni istituite. B) quella rivolta alla conoscenza e all’adozione dei valori supremi (il sacro valoriale) privilegia il perfezionamento interiore che può permettere una maggiore conoscenza di sé e quindi un miglioramento delle condizioni della vita psichica individuale. Da un lato un esoterismo sacro/teologico e, dall’altro, un esoterismo psichico/valoriale che non sono conflittuali e possono essere presenti anche in una sola dottrina esoterica. C) quella denominata esoterismo mondano che comprende alcuni aspetti del primo e del secondo tipo, in cui la gnosi e gli indirizzi pratico-rituali (riti e ritualità) sono rivolti, da un lato, al perfezionamento (etico e psichico) e all’ampliamento della conoscenza di ogni uomo (il bene individuale) e, dall’altro, al bene comune: il miglioramento del sé di ogni iniziato è anche un contributo al miglioramento dell’intera umanità; bene individuale e bene comune sono entrambi parte del percorso iniziatico.
I primi due tipi di esoterismo, quello sacro/teologico e quello psichico/valoriale, sono soprattutto rivolti alla condizione individuale, terrena o ultraterrena, o, se si vuole, al soddisfacimento di interessi e tensioni soggettive e quindi al bene individuale; il terzo tipo, invece, non nega il piano della condizione individuale ma lo proietta entro il mondo umano; il bene individuale, pur considerato come valore supremo, non completa il cammino esoterico di ogni uomo perché ciò che esso raggiunge deve essere riversato nel mondo umano per contribuire al bene comune, al bene dell’intera umanità: l’elevazione psichica del singolo contribuisce all’elevazione di tutti gli uomini.
Nei primi due tipi di esoterismo le concezioni speculative e le pratiche non coinvolgono il mondo sociale e culturale, mentre ciò accade nel terzo tipo (esoterismo mondano); in esso speculazioni e pratiche e quindi i relativi perfezionamenti conoscitivi, psichici ed etici sono al contempo rivolti al singolo sé e all’intera umanità; in esso il bene individuale non è solo fine a se stesso, anche se soddisfa le tensioni individuali, bensì è anche uno strumento utile per contribuire al bene comune. La Massoneria fa parte di questo tipo di esoterismo, per questo uno degli obiettivi fondamentali della Massoneria, come indicano alcuni rituali, è quello di operare per il bene dell’intera famiglia umana: “lavorare per il bene e il progresso dell’umanità”; da qui, l’impegno etico, sociale, culturale e solidaristico che è sempre stato rilevante nelle attività della Massoneria rivolte alla società. I tre tipi di esoterismo possono essere accettati diversamente nelle istituzioni massoniche, ma non in tutte è presente quello sacro/teologico.
Queste tre forme di esoterismo sacro/teologico, psichico/valoriale e mondano si differenziano tra loro per molti aspetti ma, al contempo, condividono molti altri del reticolo esoterico i cui caratteri fondamentali saranno presentati nelle sezioni successive.
Il reticolo esoterico, o dimensione esoterica, fa sì che in ogni esoterismo le concezioni speculative, concetti e visioni del reale (uomo, natura, sacro/divino), non siano utili solo per ampliare la conoscenza, ma per modificare se stessi al fine di ottenere una trasmutazione e una rigenerazione psichica. Per questo, le dottrine esoteriche sono anche tecniche, o Arti, per mezzo delle quali è possibile osservare, comprendere o cogliere da una particolare prospettiva il reale al fine di modificarlo anche se solo in alcuni suoi aspetti come il sé individuale, i rapporti interpersonali, il mondo sociale e anche quello naturale come accade in alcune pratiche esoterico-magiche.
Ogni dottrina esoterica prospetta concezioni che incidono, direttamente o indirettamente, sulla vita concreta, cioè sui modi di essere e di agire nel mondo di singoli uomini, gruppi o collettività: in tal senso, l’esoterismo è uno stile di vita che coinvolge molti suoi aspetti.
La dimensione esoterica è una prospettiva metafisica sul reale formatada nozioni e concetti utili per osservare e interpretare il mondo (il cosmo) e derivare pratiche o arti (riti e rituali) che se attuati permettono di intraprendere percorsi psichici che portano all’ampliamento della gnosi e a un continuo perfezionamento etico e psichico, nonché per incidere sul mondo sociale (esoterismi mondani) . Tale prospettiva esoterica del reale si acquisisce per mezzo di un particolare apprendimento e di un percorso speculativo e pratico indicato come iniziatico, misterico, o meditativo che permette di acquisire una condizione psichica e pratica utile per porsi di fronte al e nel mondo e per agire in esso e con esso, inclusi il proprio sé, gli altri, la natura e il sacro/ divino.
I diversi esoterismi contengono concezioni speculative e indirizzi pratico-rituali derivati dal reticolo esoterico che sono strettamente correlati in modo da formare una struttura esoterica la cui dottrina è l’insieme di concezioni speculative e indirizzi pratico-rituali che sono stati accettati; si pensi, per esempio, alla dottrina ermetica, alla teurgia, ai Rosa Croce, al Martinismo, alle diverse scuole gnostiche e pitagoriche e ancora alla Massoneria speculativa e ai diversi Riti massonici che si diversificano per aspetti speculativi, pratici e in particolare rituali. Questi esoterismi si possono chiamare esoterismi strutturati perché la loro dottrina è unitaria e coniuga aspetti speculativi e pratici in una sola struttura.
Gli esoterismi strutturati si presentano come una specifica via esoterico/iniziatica che prospetta il raggiungimento di determinati obiettivi fondandosi su una conoscenza riferita al reale e in particolare all’uomo, al mondo naturale, al sacro-divino e al sacro-valoriale: in essi la via esoterica/iniziatica s’intraprende seguendo entrambi i cammini quello conoscitivo e quello del perfezionamento etico e psichico. In essi, le pratiche discendono dalla conoscenza (concezioni speculative) e la loro attuazione è un’esplicitazione e un rafforzamento della conoscenza.
Non tutte le forme di esoterismo possiedono una tale struttura, e la relativa dottrina, anche se seguono alcuni aspetti del reticolo esoterico o intrecciano aspetti di differenti concezioni esoteriche. Tali esoterismi non strutturati possono essere di diverso tipo; esoterismi del quotidiano,propri della vita quotidiana, in cui sono inclusi la credenza negli spiriti, il malocchio, o le superstizioni; esoterismi di consumo riferiti a pratiche che sono diffuse e utilizzate come la lettura delle carte o la geomanzia; esoterismi marginali riferibili a derivazioni di dottrine esoteriche, come l’occultismo di autori come Papus, ed esoterismi di frangia in cuisono presenti movimenti e concezioni di natura sincretistica o derivabili da ambiti sacri o religiosi anche in forme istituite o di gruppo. Questi esoterismi, pur avendo un riferimento speculativo, hanno soprattutto una valenza pratica e possono includere un ampio spettro di attività (e relativi apparati concettuali) quali quelle della chiromanzia, della lettura dei tarocchi, dell’astrologia, della cristallografia, della divinazione, dell’evocazione degli spiriti o altre analoghe; tali pratiche, pur nella loro semplicità e nel loro aspetto quotidiano e di ‘consumo’, hanno un forte potere evocativo e psicologico e un’influenza sulla psiche individuale e collettiva. Tali esoterismi possono anche, se non in toto, fare riferimento a dottrine esoteriche più o meno strutturate che fanno parte di una tradizione esoterica; essi, sebbene non prospettino una dottrina esoterica nel senso indicato, condividono alcuni aspetti del reticolo esoterico quali concetti e pratiche e per questo si possono includere all’interno dell’esoterismo.
Prima di passare a esaminare il reticolo esoterico nei suoi diversi aspetti, è utile fare una distinzione tra esoterista ed esoterico; il primo è colui che studia le dottrine esoteriche, sia nel loro aspetto speculativo sia in quello pratico, e analizza i loro contenuti, ma non le considera come strumenti operativi né partecipa alle ritualità, anche se può usarle come strumento per regolare la sua prassi nel mondo. Una distinzione nota in ambito alchemico tra operativi che lavorano in un laboratorio alchemico e non operativi che usano in modo simbolico-regolativo i principi alchemici con riferimento alla loro prassi nel mondo o al loro sé. L’esoterico,invece, è colui che fa propri i contenuti speculativi di una dottrina esoterica e li usa come guida delle sue pratiche esoteriche, attuando specifici riti e rituali, e della sua vita nel mondo allo scopo di perseguire un cammino esistenziale fondato sui principi fondamentali dell’esoterismo (il reticolo esoterico) e così raggiungere il proprio bene e, in alcune forme di esoterismo, contribuire al bene comune.
Il reticolo esoterico o dimensione esoterica
I diversi esoterismi derivano dal reticolo esoterico o dimensione esoterica che è un fondamento comune e di cui accettano alcuni, molti o tutti i suoi aspetti speculativi e pratici.
Questo reticolo, come indicato in precedenza, è formato da concezioni speculative e indirizzi pratico-rituali; le prime sono riferite al cosmo/natura, al sacro/divino, all’uomo, al sé, ai rapporti interpersonali e, negli esoterismi mondani, anche al sociale; queste concezioni non sono di carattere empirico e fenomenico per cui non si riferiscono al mondo naturale così com’è investigato dalle discipline scientifiche. Le dottrine esoteriche, nel loro aspetto speculativo, non sono scienze ma metafisiche che, come tali, non si occupano della realtà sensibile o dei fenomeni naturali, bensì formulano concezioni che riguardano l’origine, il fondamento, le essenze e i sensi dei diversi aspetti del reale (o se si vuole dell’essere) inclusi il reale naturale, umano, sovraumano e sovrannaturale. In tal senso, le metafisiche esoteriche sono analoghe a quelle formulate nella teologia e nella filosofia, ma si differenziano da queste per due caratteri: da un lato, le loro concezioni formulano specifici concetti che solo in alcuni casi sono assimilabili a quelli formulati da filosofie e teologie; si pensi, per esempio, alle concezioni esoteriche riferite all’Uno o al Noûs che si ritrovano anche nella filosofia neoplatonica e ai concetti di trasmutazione o di rigenerazione che invece sono propri della tradizione esoterica e non sono presenti in teorie filosofiche o teologiche. Dall’altro, com’è già stato rilevato, le dottrine esoteriche, oltre alla formulazione di una metafisica, sono rivolte all’analisi della condizione dell’uomo e del singolo uomo e in tale direzione indicano indirizzi pratico-rituali utili per il suo miglioramento. Gli indirizzi pratico-rituali si presentano nella forma di istruzioni e strumenti che si applicano in modo graduale e si esprimono in un sistema simbolico-allegorico, in riti, rituali, gesti e comportamenti.
Ogni dottrina esoterica è una dottrina iniziatica; l’aggettivo iniziatica indica che una tale dottrina, oltre alla formulazione di concezioni speculative prospetta pratiche che permettono di sviluppare per gradi la gnosi e di perfezionare il proprio sé in senso etico e psichico.
Le dottrine esoteriche possono anche essere studiate e analizzate in se stesse (come fanno gli studiosi di storia dell’esoterismo), ma la loro completa comprensione si raggiunge non solo con l’analisi delle concezioni speculative e delle diverse pratiche esoterico-iniziatiche, ma con la loro attuazione e quindi partecipando ai riti esoterici all’interno di un’istituzione.
Concezioni speculative e indirizzi pratico-rituali (iniziatici) sono interrelati e formano un’unica struttura esoterica che permette i due cammini della conoscenza e del perfezionamento del proprio sé: progredire nella gnosi significa progredire nel perfezionamento etico e psichico e progredire nel perfezionamento significa progredire nella gnosi. Questa stretta correlazione permette di comprendere come le pratiche trovano il loro fondamento nelle concezioni speculative e come queste si esprimono nelle diverse pratiche iniziatiche.
Nelle sezioni seguenti saranno esaminati, dapprima, le concezioni speculative e successivamente i caratteri delle pratiche esoterico-iniziatiche.
La metafisica esoterica e le diverse concezioni
La metafisica esoterica formula concezioni speculative relative al cosmo/natura, al sacro e al divino, all’uomo e al suo sé e al mondo sociale, solo negli esoterismi mondani; nel seguito saranno presentati solo alcuni concetti fondamentali relativi a ognuno di questi ambiti.
Negli esoterismi classici, quali quelli dei Misteri dell’antica Grecia, dello Gnosticismo e dell’Ermetismo, non si trova alcun riferimento alla società umana. Il pensiero esoterico, in generale, non è interessato alle forme del sociale perché l’obiettivo è, da un lato, la gnosi relativa all’uomo e alla sua condizione, alla natura, al sacro/divino come realtà sovraumana e sovrannaturale e, dall’altro, il perfezionamento psichico ed etico di ogni uomo (rigenerazione e trasmutazione).
Uomo, sacro/divino e cosmo/natura sono il nucleo delle dottrine esoteriche classiche che indicano la posizione dell’uomo nel cosmo, la sua relazione con il sacro/divino e i possibili cammini che egli può intraprendere per un incontro con se stesso, i suoi simili, la natura e il sacro/divino.
Tuttavia, oltre questa triade, come si è già rilevato, vi sono state e vi sono forme di esoterismo in cui è coinvolta la dimensione sociale dell’uomo per cui il perfezionamento non è riferito solo alla condizione individuale, bensì anche al contributo che ogni uomo può fornire per il bene dell’intera umanità; per quanto concerne il passato si può ricordare l’esoterismo dei Rosa Croce e per il presente quello della Massoneria e di alcune correnti della New Age. Considerando anche questi esoterismi mondani la terna esoterica metafisica si amplia in una quaterna: 1) cosmo/natura, 2) sacro/divino, 3) uomo (e il suo sé) e 4) società umana (o l’umana famiglia) di cui sono formulate relative concezioni speculativo-metafisiche.
La concezione del sacro- valoriale e del sacro-divino
Nell’esoterismo, com’è già stato indicato, il sacro è inteso in due modi: il sacro-valoriale e il sacro-divino. Il sacro-valoriale è quell’insieme di valori considerati come supremi da una dottrina esoterica e in tal modo sono la guida di una comunità iniziatica. Sacro-valoriale e sacro-divino non si escludono a vicenda per questo non di rado sono compresenti in una dottrina esoterica e nella relativa comunità iniziatica e in tal senso permettono anche di intraprendere cammini paralleli di perfezionamento. Al contempo, però, vi sono dottrine esoteriche che privilegiano il sacro-valoriale anche escludendo quello divino e in questa prospettiva si collocano anche alcune istituzioni massoniche; in quest’ultime, di solito, sono presenti, pur con diversa accentuazione, l’una e l’altra forma di sacro correlate tra loro in un’unica dottrina.
Nelle dottrine esoteriche il divino (sacro-divino o sacro-teologico), diversamente indicato per esempio come Noûs, Intelligenza Suprema, Dio, Uno, Luce, Grande Architetto, Potenza o Energia Suprema, non possiede una forma pienamente definita, ma per molti versi è‘ineffabile’ o ‘indefinibile’, anche se a esso si possono attribuire diversi caratteri; come afferma van den Broeck, nel pensiero esoterico il divino è ineffabile, invisibile, incomprensibile, senza inizio e senza fine, incorruttibile, senza misura, invariabile e non nominabile (van den Broeck, Gnosticism and Hermeticism in Antiquity, p.7), ma anche intelligenza dell’intero cosmo (Noûs). Da un lato, una teologia che indica ciò che il divino è e, dall’altra, una teologia negativa che indica ciò che il divino non è (per esempio in alcune correnti dello Gnosticismo). Nelle teologie esoteriche il divino è posto come tale nel cosmo e possiede alcuni attributi, come quelli indicati, di cui alcuni sono presenti anche in diverse teologie religiose; tuttavia, le teologie esoteriche, a differenza di quelle religiose, non sono interessate a formulare una teologia descrittiva rivolta a presentare tutti gli attributi del divino, le sue articolazioni e il suo intervento nel mondo e sugli uomini, né le pratiche per la sua venerazione; le teologie esoteriche sono teologie minimali e non descrittive in cui il divino è considerato solo come origine/fondamento dell’intero cosmo e quindi anche dell’uomo. In esse, il divino non è necessariamente identificato con un Dio-persona, anche se ciò può accadere; per esempio, nella Massoneria il Grande Architetto dell’Universo può essere considerato come un Dio-persona di una religione, ma questa identificazione non è necessaria o meglio lo è in alcuni Ordini massonici (il G.A.D.U.) ma non in tutti. L’identificazione in un Dio-persona nell’esoterismo, anche quando è accettata, non è un carattere rilevante per far sì che l’uomo possa perfezionarsi per essere simbolicamente parte del divino, cioè, per esprimere le sue migliori potenzialità che in alcuni esoterismi sono tali perché l’uomo partecipa realmente o simbolicamente della stessa natura del divino (per esempio, nell’ermetismo). Perciò le teologie esoteriche sono molto diverse (anche se non in conflitto) dalle teologie delle religioni istituite in cui il divino è personificato in un Dio-persona che agisce non solo nel sovrannaturale, ma nel naturale e nel mondo umano. Il divino, in senso esoterico, è considerato come l’oltre del mondo naturale e umano ed è l’ultimità del reale, ciò che è ultimo nel senso che è diverso da tutte le cose, ma può essere il fondamento, l’essenza e la ragione della loro esistenza; esso è l’ulteriore oltre al quale non ci si può spingere e in tal modo è ciò verso cui si deve rivolgere in senso simbolico il percorso di perfezionamento iniziatico. In tale prospettiva nelle teologie esoteriche il divino può essere considerato come Dio-persona o indicato con termini quali Uno, Noûs, Energia, Principio Primo, Potenza Suprema, ecc.
Il divino esoterico è ciò cui ogni ente tende, nel senso anche di un ricongiungimento simbolico, con ciò che è fondamento ed origine di ogni cosa; esso è un polo di attrazione verso cui tende l’intera realtà perciò può essere indicato anche come luce che rischiara o luce che attira. La sua essenza è definita e indefinita allo stesso tempo, per questo nelle dottrine esoteriche non è presente una teologia che descrive i caratteri (o almeno tutti) del divino, ma a una teologia che considera il divino come ciò che pervade il mondo.
La teologia esoterica è anche una teologia dell’offerta e dell’ascolto in senso simbolico. Dell’offerta poiché il divino si offre all’uomo e al mondo e dell’ascolto perché il divino con i suoi segni o simboli si fa ascoltare dalla coscienza dell’uomo. Inoltre, è una teologia della partecipazione perché ogni ente partecipa del divino, o meglio ancora è parte di esso ma in senso simbolico per cui il divino è il simbolo del perfezionamento che l’uomo, e ogni uomo in particolare, può raggiungere.
L’ineffabilità del divino in senso simbolico non risiede in una sua mancata possibilità di esprimersi alla coscienza umana, ma è intrinseca alla sua essenza e alle possibilità che l’uomo possiede di poterlo concepire in tutti i suoi aspetti. Da qui, l’identificazione ermetica e gnostica del divino con il tutto e con l’Uno di cui il molteplice non si separa, ma è una sua manifestazione (o emanazione nel senso indicato dal filosofo Plotino). La sua eternità e infinità fanno sì che esso non possa essere sottoposto a una completa descrizione, così come può accadere per le cose del mondo fisico. Esso è una presenza attuale ma ineffabile perché non si può restringerlo in una descrizione che non lo può rappresentare in modo onnicomprensivo.Nell’esoterismo non v’è descrizione esaustiva del divino come non vi sono rappresentazioni figurative, ma solo simboli che possono riferirsi a esso inteso come un’ultimità originante Il divino, nei diversi modi in cui può essere concepito, non è rappresentato in senso figurativo come accade spesso, anche se non sempre, nelle concezioni teologiche del Dio-persona, ma può essere indicato in forme simboliche che pongono la sua esistenza, reale o simbolica, e alcuni dei suoi caratteri; per esempio, la concezione del divino come luce o come sole non fa riferimento a sue specifiche forme ma alla sua forma ineffabile, alla sua esistenza e alla sua pregnanza metafisico-simbolica. Il divino nell’esoterismo, anche se ritenuto esistente o come Dio-persona, è considerato nella sua pregnanza metafisico-simbolica che è riferita alla conoscenza o al perfezionamento dell’uomo. Questo carattere metafisico-simbolico del divino differenzia la concezione metafisica dell’esoterismo da quella di ogni altra teologia delle religioni istituite. Il divino esoterico è un divino metafisico-simbolico cui sono assegnati diversi caratteri e significati nelle differenti dottrine esoteriche anche nei casi in cui esse lo considerano non solo come simbolico ma anche come esistente. Il divino metafisico-simbolico può essere considerato sia in senso teologico, incluso il Dio-persona, sia come il principio o i principi del reale e come tali sono esistenti; il termine divino è usato per riferirsi a questi principi che sono sovraumani e sovrannaturali perché sono considerati, da un lato, come esistenti di per sé e, dall’altro, come presenti in ogni cosa, uomo incluso; essi sono i fondamenti (arché) e le essenze del reale permettono di formulare conoscenze e spiegazioni speculative del reale nella sua totalità e di ogni cosa che appartiene a esso.
L’ineffabilità del divino non comporta che esso non sia raggiungibile in senso simbolico (e non ‘fisico’), infatti ciò è possibile ma all’interno di un processo di ‘liberazione del sé’ dalle scorie materiali, attraverso una mediazione che ripercorrendo i simboli e i segni può compenetrarsi e congiungersi con esso e ciò è possibile con l’ausilio della gnosi e dei significati dei simboli.
L’incontro con il divino, però, in ambito esoterico, non è considerato, come può accadere nelle religioni istituite, come un incontro fisico, reale o personale tra l’uomo e il divino anche inteso come Dio-persona; nell’esoterismo incontro e raggiungimento del divino sono di natura simbolica perciò si attuano attraverso l’interpretazione e l’uso di simboli che si riferiscono a esso; in tal modo, si formano stati speculativi e psichici che indicano la meta di un percorso iniziatico che porta con sé quegli attributi che possono essere considerati propri del divino simbolico; come il divino simbolico è conoscenza del cosmo, essenza delle cose e virtù, così l’uomo e, in particolare l’iniziato, può operare per essere simile al divino simbolico e così raggiungere una conoscenza di sé e del cosmo che si rivolge a ciò che è nascosto e quindi all’essenza delle cose. Un perfezionamento gnosico e psichico che supera l’ignoranza e il legame con il mondo sensibile e un perfezionamento etico che supera le passioni, è guidato dalla virtù ed è rivolto al bene individuale e negli esoterismi valoriali e mondani anche al bene comune. In tal senso, come si affermerà ancora in seguito, il perfezionamento esoterico dell’uomo non è derivato da precetti teologici né è mirato solo a un fine salvifico relativo a una vita ultraterrena, anche se questo fine può essere contemplato. Perciò, la teologia esoterica è una metafisica simbolica che formula una conoscenza che è il fondamento delle pratiche iniziatiche: un legame stretto tra conoscenza e pratiche di perfezionamento, trasmutazione e rigenerazione.
Anche nei casi in cui la dottrina esoterica s’innesta su una dottrina teologico-religiosa, come per il Sufismo rispetto all’Islamismo, l’ermetismo o la teosofia rispetto al Cristianesimo, o la Qabalah rispetto all’Ebraismo, il divino sfugge a una costrizione definitoria, anche se è oggetto di molte precisazioni che possono essere in numero molto ampio come accade nell’albero sefirotico della Qabalah.
Nell’esoterismo il divino è un ente metafisico e simbolico cui si possono assegnare attributi positivi o negativi, può essere identificato con un Dio-persona e soprattutto è una guida e meta simbolica dei percorsi iniziatici. Per questo, sebbene all’interno delle pratiche esoteriche possano essere presenti invocazioni e preghiere rivolte al divino, anche come Dio-persona, esse, come ogni altro riferimento al divino, valgono per la loro pregnanza simbolica e come tali sono simboli rivolti a guidare e segnare di diversi stadi dei percorsi esoterici individuali e comunitari sulla base delle concezioni speculative proprie di ogni dottrina esoterica.
Nell’esoterismo il divino-simbolico è spesso concepito in forme differenti da un Dio-persona quali principi primi, potenze, energie, spiriti o altro che, pur se in alcune dottrine possono essere considerate come esistenti in una realtà metafisica, rappresentano i simboli che indicano qualche aspetto della gnosi, del cosmo, della natura, dell’uomo o delle essenze proprie di ogni aspetto del reale: è la loro pregnanza simbolica (significativa) che è attiva nei percorsi individuali e nelle ritualità esoterico-iniziatiche.
Il divino nelle dottrine esoteriche, oltre ai caratteri indicati, possiede anche quello della pervasività simbolica: esso pervade simbolicamente la realtà per la sua presenza continua in ogni ente, uomo incluso, e così compenetra ogni cosa e ogni cosa è compenetrata in esso. Da qui, la relazione tra l’uomo e il divino e i diversi cammini che permettono di realizzare questa relazione considerata come una compenetrazione e un ricongiungimento simbolici con il divino inteso come ciò che è metafisicamente ultimo, ulteriore, ente supremo, fondamento, origine ed essenza di ogni cosa che sono anche i contenuti e le mete dei percorsi esoterico-iniziatici per cui essi sono simboli del divino metafisico e simbolico.
Nella dimensione esoterica, quindi, il divino possiede un duplice aspetto: ontico e simbolico; ontico (riferito all’essere) perché considerato, come spesso ma non sempre accade, come esistente anche come una divinità, un Dio-persona, ‘energia’, ‘potenza’ o origine e fondamento di ogni cosa; simbolico, perché il divino è ritenuto come un insieme di simboli i cui significati sono utili per l’ampliamento della conoscenza e il perfezionamento etico e psichico e in tal modo i caratteri del divino, diversamente inteso, sono quei caratteri che ogni uomo può possedere se intraprende una via iniziatica. L’aspetto simbolico non esclude quello ontico e quest’ultimo, a sua volta, include quello simbolico; in tal senso, possono essere entrambi presenti, ma è anche il caso che possa essere presente o prevalente, come spesso accade nelle dottrine esoteriche e nella Massoneria, quello simbolico. Le pratiche esoterico-iniziatiche sono rivolte alla comprensione e all’uso dei simboli che possono rimandare a un divino simbolico (ma ciò non accade sempre anche non escludendo la sua esistenza) i cui caratteri sono presenti nei diversi stadi di ogni percorso di gnosi e di perfezionamento.
Le differenze tra la concezione del divino in ambito esoterico e quella in ambito religioso non escludono che tra di esse vi siano aspetti e punti in comune specie se si rilevano gli aspetti esoterici presenti nelle teologie religiose al di là di quelli accettati nelle relative pratiche religiose.
La concezione metafisica del cosmo e della natura
Uomo e natura/cosmo possiedono caratteri diversi, ma non contrastanti: uomo e natura sono costituiti, anche se in maniera diversa, della stessa sostanza di cui è fatto il sacro-divino inteso come esistente o in senso simbolico; ciò vale in particolare per l’uomo che può acquisire i caratteri simbolici del sacro-divino se supera quelli del mondo sensibile e amplia la sua conoscenza e il suo perfezionamento: solo così può acquisire i caratteri del sacro valoriale, cioè pensare e agire eticamente, e alcuni di quelli del sacro-divino quale la conoscenza ultima delle cose e quindi la sapienza ‘divina’.
Per alcune dottrine esoteriche, così come in alcune forme taoiste e buddiste, la vita non appartiene solo all’uomo ma all’intero cosmo perciò anche la natura, nella sua complessità, è considerata come un ‘essere vivente’, un organismo vivente: essa, come afferma Faivre (L’esoterismo, p.17) è “sentita essenzialmente viva, in tutte le sue parti e spesso abitata, attraversata da una luce o da un fuoco nascosto che circola in essa”; da qui, la formulazione di una magia naturale che coglie le correnti vitali della natura, le dispiega e le fa proprie anche per l’ampliamento della conoscenza e il perfezionamento individuali.
La concezione esoterica del cosmo, comprensivo di divino-uomo-natura, ha un carattere circolare perché si ritiene che vi siano non solo continue interrelazioni tra divino, uomo e natura ma una circolarità simbolica per cui dall’uomo si passa al divino come dal divino si passa all’uomo; allo stesso modo dal divino si passa alla natura e viceversa; e ancora dall’uomo si passa alla natura e da questa al divino e ancora viceversa. Questa circolarità simbolica, rappresentata da diversi simboli fondati sulla spirale incluso l’Ouroboros alchemico, sebbene in forme differenti è tipica dell’esoterismo e si fonda su alcune duplicità metafisiche essenziali proprie del reale e sulle loro relazioni che sono indicate dalla metafisica esoterica.
Si possono indicare le seguenti duplicità essenziali o principi metafisici che si trovano in forme diverse in molti esoterismi e sono fondamentali nella concezione esoterica del cosmo:
visibile/invisibile; esterno/interno; materiale/immateriale; fisico/psichico; transeunte/permanente; statico/dinamico; disarmonia/armonia; superficie/essenza; antipatia/simpatia.
Il reale, o cosmo, in cui sono inclusi sacro/divino, uomo e natura, è caratterizzato da queste duplicità che sono il modo in cui si esprime la sua essenza.
Secondo la duplicità visibile/invisibile, che si può anche indicare con i termini manifesto e oscuro od occulto, il cosmo è costituito da una parte che può essere percepita con i sensi e un’altra che non è sensibile e che può essere compresa solo in senso speculativo e metafisico; sono enti che possono essere osservati ed enti che non possono essere osservati, ma possono essere compresi speculativamente e considerati come esistenti. Questa duplicità, inoltre, indica che ogni ente del mondo possiede un aspetto visibile, cioè percepibile, e uno non direttamente percepibile, invisibile, nascosto e occulto. In entrambi i sensi, sono necessari strumenti, processi e pratiche che possano permettere di cogliere, anche se non in modo totale, il mondo dell’invisibile, o dell’occulto, cogliendo la sua essenza e portandolo alla luce o, se si vuole, facendolo apparire: in ciò consiste la formulazione di una gnosi esoterica.
La duplicità esterno/interno indica che ogni cosa possiede un guscio e un mallo; così accade per il divino le cui manifestazioni non completano la sua essenza, per la natura in cui ciò che è percepito non coincide con la sua essenza e per l’uomo in cui l’aspetto esteriore e corporeo non completa la sua costituzione. Ogni cosa è duplice perché consiste di ciò che è esterno che ricopre ciò che è interno. La discesa nell’interiora terrae, come afferma il V.I.T.R.I.O.L., inteso sia come mondo interiore di ogni uomo sia come ciò che sta sotto a ogni cosa, è il passo iniziale del cammino esoterico; per questo, nelle dottrine esoteriche l’attenzione è posta su ciò che è interno, sotterraneo, ctonio, che è il luogo in cui si possono trovare le essenze ultime di tutte le cose perché esse si trovano proprio all’interno e non nella loro esteriorità; da qui due principi esoterici: a) è ciò che accade all’interno che genera ciò che è esterno e ciò che è esterno manifesta ciò che è interno; b) ciò che accade all’esterno è analogo a ciò che accade all’interno; per esempio, un’analogia tra i processi in un laboratorio alchemico e lo sviluppo della conoscenza e del perfezionamento interiore (Voss, Spiritual Alchemy, p. 156-157).
La sostanzialità dell’essere nelle dottrine esoteriche distingue tra ciò che è materiale, e come tale può essere oggetto di sensazione e di percezione, e ciò che è invece non materiale la cui conoscenza è possibile con strumenti speculativi e non empirici. Il materiale e il non materiale sono riferibili anche alla natura e all’uomo e in tal senso l’una e l’altro sono una commistione tra materiale e non materiale e il compito della gnosi e dei processi esoterico-iniziatici consiste nel separarli in modo che si possa operare su ciò che non è materiale; dopo quest’operazione è necessaria un’altra che è quella che deve ricongiungere materiale e non materiale in modo da formulare una gnosi che comprende l’uno e l’altro: scomporre per poi ricomporre; con termini alchemici speculativi: solve et coagula e coagula et solve.
Materiale e non materiale, però, non si devono intendere nel significato stretto e usuale di questi termini, bensì in uno simbolico; in tale senso, il non materiale non è ciò che non è costituito di materia (supponendo che vi possano esseri enti non materiali), ma quel qualcosa che fa sì che ogni ente sia quello che è e questo qualcosa non è al di fuori di esso ma al suo interno. In tal senso, il non materiale è l’essenza di ogni cosa e ciò non significa che tale essenza non sia formata da materia o energia. Questa distinzione può essere indicata, come spesso accade, con i termini materiale e spirituale ma, in questo caso, ciò che è spirituale non è inteso come essenza bensì come ciò che non è costituito di materia.
Analoga alla precedente è la duplicità fisico/psichico riferita all’uomo e all’intero cosmo. Per quanto concerne l’uomo questa duplicità (cui ci si riferirà anche in seguito a proposito di antropologia e psicologia esoterica), pur con qualche significato diverso dei due termini in differenti dottrine, è riferita alla distinzione tra mente o psiche e corpo; ogni uomo, in senso esoterico, è un’unità inscindibile di mente e corpo e l’una e l’altro sono coinvolti nei percorsi esoterici; tuttavia, la concezione esoterica è soprattutto mentalista e psichicista per cui è la mente che guida la vita e i percorsi iniziatici ed è essa che permette l’ampliamento della gnosi; il primato, quindi, spetta alla psiche che coinvolge tutti gli aspetti non strettamente corporei dell’uomo (mentali, culturali, filosofici, ideali, ecc.) ed è su di essa che ogni iniziato deve operare. Tuttavia, anche la corporeità non deve essere né dimenticata né sottovalutata; da un lato, perché le pratiche esoteriche si attuano coinvolgendo la corporeità come accade nello svolgimento dei riti; dall’altro, perché nel percorso esoterico non può accadere che vi sia un perfezionamento psichico entro un corpo ancorato alla sensibilità mondana, per cui è necessario che anche questo sia adeguato
a ciò che accade nella psiche; per questo diverse dottrine esoteriche prevedono sia attività speculativo-simboliche sia pratiche che portano a un perfezionamento dello stato corporeo.
La duplicità fisico/psichico non riguarda solo l’uomo, perché nell’esoterismo, anche se non in tutti gli esoterismi, l’intero cosmo è un organismo e come tale è suddiviso in una parte fisica e in una psichica: la psichicità, anche nel senso di divino e di Noûs, intesa in senso simbolico, pervade ogni cosa nel cosmo ed è verso lo psichico del cosmo che è rivolta la gnosi esoterica e così coinvolge anche la corporeità del cosmo.
Transeunte/permanente e statico/dinamico indicano che il reale, da un lato, è costituito da enti o eventi transeunti ed enti permanenti e, dall’altro, da enti statici e da altri dinamici. La categoria della permanenza è fondamentale nel pensiero esoterico che opera per ricercarla e per superare il transeunte, non solo con riferimento al tempo ma all’essenza delle cose. Ciò che permane, però, non è statico, ma è in continuo sviluppo e movimento che sono caratteri propri di tutte le cose. Per questo, il reale è considerato come un tutto che scorre (πάνταῥεῖ, panta rei): un movimento che può mutare le sostanze ma anche lasciarle inalterate modificando solo la loro forma o la loro posizione nel cosmo. In questa prospettiva è inclusa anche la nozione di creazione continua (nel caso in cui è compresa la nozione di creazione) come un processo che ha avuto un inizio e non ha una fine e nel quale svolge un ruolo attivo anche l’uomo.
A queste duplicità è correlata quella di armonia/disarmonia chenon è intesacome affermazione della prima e negazione della seconda: l’ordine è una forma di disordine e il disordine è una forma di ordine e uno è funzionale all’altro. L’harmonia mundi, com’è indicata per esempio, in De harmonia mundi dell’ermetista Francesco Giorgi di Venezia, è un amalgama soggetta a un processo di soluzione rivolto a evidenziare disordine e ordine e a preferire il secondo come risultato del primo. Diversamente dalla tradizione platonica (e anche pitagorica) l’armonia del mondo è considerata come il risultato di un processo in cui ordine e disordine sono funzionali e congiunti, oggetto di separazione ma anche di ricongiunzione.
La duplicità superficie/essenza, invece, è riferita alla considerazione del cosmo come costituito da essenze (il non materiale non perché sua privo di materia) che sono ciò che caratterizza ogni ente e si colloca al suo interno e non alla superficie (interno rispetto all’esterno, invisibile rispetto al visibile): ogni cosa è superfice ed essenza, è costituita da essenziale e inessenziale, da caratteri che individuano quello che è, la sua essenza. Tuttavia, ciò che si trova alla superficie non èirrilevante, perché è ciò che completa ogni cosa; in termini alchemici, le scorie (la superficie) dei processi verso l’oro filosofico, verso l’elisir, racchiudono altro oro o si possono ricostituire in oro (si veda quanto indicato nella duplicità esterno/interno).
Infine, la duplicità antipatia/simpatia, che sono concetti fondamentali della concezione esoterica del cosmo, si riferisce ai processi di attrazione o di repulsione che coinvolgono tutti gli enti del cosmo; avvicinamento e allontanamento di ogni cosa rispetto a un’altra sono processi che si ripetono ciclicamente. I processi di allontanamento/avvicinamento si svolgono a livelli diversi dell’organizzazione del cosmo verso il profondo e verso la superfice, nell’interno e nell’esterno, nel visibile e nel non visibile, nell’essenza e nell’effimero e superficiale, nel materiale e nel non materiale, nel fisico e nello psichico, e da ognuno di essi verso ogni altro. Da qui le nozioni di compenetrazione e di ricongiungimento le quali affermano che ogni ente è anche ogni altro (per esempio, nell’androginia) e ciò dà luogo a quella unicità del reale che è propria delle dottrine esoteriche. Per questo, ogni forma si dilatain un’altra in una deformazione continua e pervasiva generando una mutazione perenne che ruota, come una spirale, intorno all’essenza. Da qui, il principio esoterico che si può esprimere così: ogni cosa si separa e ogni cosa si ricongiunge, nulla si disperde e tutto si ritrova.
Le diverse duplicità si collocano entro una rete formata da relazioni che sono indicate nel seguito.
Verticalità-circolarità/spiralità. La Verticalità stabilisce un ordine gerarchico tra i diversi enti del cosmo: quelli che stanno (anche simbolicamente) in basso e quelli che stanno in alto; al contempo, la verticalità è la direzione simbolica verso sui si rivolge ogni pratica esoterica: verticalità come simbolo di ciò che è al di sopra del sensibile e del materiale, sia in senso reale sia in senso simbolico; in questa prospettiva l’iniziato è un uomo che s’invertica superando la sua condizione e ogni condizione in cui si trova. La circolarità, invece, è un flusso dinamico che percorre il cosmo e fa sì che ogni cosa sia collegata con un’altra e ogni cosa circoli per congiungersi con un’altra; questa tensione circolare del cosmo si può rappresentare nella spirale esoterica che si trova in molti simboli esoterici tra cui la svastica (simbolo solare), il triskel celtico o il simbolo Sipan che è una decade di espansione e congiungimento degli enti nel cosmo (si veda la Sez. I poteri delle chiavi); l’andamento del flusso fa sì che ogni ente sia un centro che si espande a spirale e in tal modo ne raggiunge molti altri che a loro volta sono anch’essi centri. I simboli a spirale indicano la dinamica cosmica in cui i molti centri si espandono cogliendone altri e confondendosi con essi, o con parte di essi, generando sempre nuovi enti e nuovi stati e centri del cosmo che generano altri movimenti a spirale: il cosmo come organismo si svolge in una continuità di spirali che s’incontrano coinvolgendo diversi centri e generandone sempre nuovi. Nozioni speculative che possono essere confrontate con quelle cosmologiche riferite alla dinamica delle galassie.
La corrispondenza/concordanza consiste nell’unicità del reale in cui vi sono correlazioni strutturali, simboliche e sostanziali tra diversi elementi come indicano, per esempio, i versi della Tavola Smeraldina: ciò che è sopra è come ciò che è sotto, e ciò che è sotto come ciò che è sopra;si pensi, anche, alla corrispondenza tra i sette pianeti e i sette metalli o tra il mondo celeste e quello terrestre. La nozione di corrispondenza indica una correlazione tra enti anche appartenenti a piani diversi del reale.
Le concordanze, in particolare, sono riferite a un accoppiamento strutturale per cui la struttura di un ente, seppur diversa da quella di un altro, si collega o si coniuga con quella di un altro: ogni cosa s’incastra in qualche altra anche in base alla sua ‘dilatazione’, cioè al fatto che una cosa trasformandosi può acquisire i caratteri di un’altra. Corrispondenze e concordanze sono alla base delle concezioni ermetiche, magiche, astrologiche, alchemiche e qabalistiche e in tal modo permettono le relative ‘operazioni’ speculative e simboliche.
Corrispondenze e concordanze sono di diversa natura nelle differenti dottrine e tra di esse si può segnalare l’analogia, la specularità e la similitudine; l’analogia indica che enti diversi possono essere collocati alternativamente nello stesso luogo o svolgere la stessa funzione, o ancora che in ambiti diversi enti o funzioni differenti possono possedere lo stesso significato. La similitudine, invece, indica la presenza di enti o funzioni che hanno la stessa struttura al di là degli elementi che li contraddistinguono. La specularità, una relazione fondamentale dell’esoterismo, è quella secondo cui una cosa può riflettersi in un’altra dando così origine a quest’ultima o imprimendo in essa i suoi caratteri: per esempio, il divino si riflette nell’uomo, la Parola Sacra si riflette nella natura e la Parola Perduta si riflette nella psiche dei massoni e nella loro attività rituale.
Complementarità e alterità. Come si è già accennato, le dottrine esoteriche superano la nozione di identità forte ed escludente per cui una cosa è quella che è e non può essere quella che non è secondo il criterio della logica classica. Nelle dottrine esoteriche si supera il principio del terzo escluso, secondo cui una cosa o è a o è non-a (tertium non datur), e delprincipio di non contraddizione per cui una cosa non può essere se stessa e la sua negazione (a questo proposito si può fare riferimento alle logica paraconsistente: si veda N. Grana, Dalla logica classica alle logiche non classiche). Dal superamento di questi principi deriva che gli enti concepiti dalle dottrine esoteriche prevedono la presenza di opposti che si coniugano nel completare la loro essenza: una cosa può essere quella che è e al contempo ciò che non è per cui essa può contenere un carattere e il suo contrario. La logica delle dottrine esoteriche permette la presenza della complementarità e della alterità: la prima intesa come quella relazione per cui due cose sono tra loro relazionate in modo da completarsi l’un l’altra, cioè dare luogo a una nuova condizione o a un ente o evento che le comprende entrambe; l’alterità, invece, è riferibile alla compresenza all’interno di un ente (come la natura, l’uomo o una collettività) di forze contrapposte ma non tali da escludersi l’un l’altra.
Sincronicità. La sincronicità è intesa come l’accadere di eventi o la presenza di enti tra loro distanti spazialmente e temporalmente e senza alcuna apparente relazione fisica o causale che possono influenzarsi reciprocamente (sulla sincronicità si veda quanto affermato da Jung). La coincidenza degli eventi è un aspetto della sincronicità che genera l’accadimento di eventi singoli come concausati da eventi sincronici.
Compenetrazione. La compenetrazione è quel carattere relazionale che fa sì che enti di diversa natura, o di apparenza diversa, si compenetrino perdendo o no la loro identità o acquistandone una nuova. Questa relazione deriva da quelle che sono state indicate poco sopra.
Separazione e ricongiungimento. L’intero assetto speculativo delle dottrine esoteriche poggia su queste relazioni. Il flusso dell’intera realtà si svolge entro i processi di separazione e di ricongiungimento per cui ogni cosa può separarsi da un’altra, può ricongiungersi a essa o ad altre: si pensi, per esempio, al simbolismo della caduta e della risalita di Adamo o, ancora, a molti processi iniziatici che sono considerati come processi di ricongiungimento come il ricongiungimento del singolo uomo con il suo sé: un processo fondamentale in tutti i percorsi esoterico-iniziatici; ogni processo iniziatico è sempre una separazione e un ricongiungimento con qualcosa dopo una discesa, una caduta, una degenerazione o un cambiamento: la discesa agli inferi per ricongiungersi a ciò che è considerato in alto, all’apice del verticale simbolico; in alcuni esoterismi tale ricongiungimento è anche una condizione di contemplazione, come indicato da Böhme. In alchimia la ricongiunzione è emblematizzata, con riferimento agli opposti, come hieros gamos: il matrimonio sacro quale quello indicato nelle Nozze chimiche di Christian Rosenkreuz.
Eventualità ed emergenzialità. Le nozioni di eventualità ed emergenzialità sono riferibili agli enti in se stessi e alle relazioni tra di essi. Le dottrine esoteriche, in conformità a quanto già rilevato sulla loro dinamicità, non concepiscono una realtà originata o creata in modo definitivo, ma dopo la sua origine essa è sottoposta a un processo di continuo sviluppo e cambiamento per cui v’è una continua nascita e rinascita; nell’essere compaiono, o si generano, sempre nuovi enti e nuovi stati. In questo processo generativo, perché il cosmo è una continua generazione, opera l’eventualità: qualcosa è eventuale perché la sua presenza è possibile e data una sua condizione può trasformarsi in qualcosa d’altro e così porsi diversamente in relazione con altre. Ogni cosa, infine, è eventuale perché può essere colta da un numero indefinito di speculazioni e così si generano concezioni differenti della stessa cosa. Rispetto all’emergenzialità la concezione esoterica concepisce ogni ente, e per certi versi anche l’intera realtà (uomo e natura inclusi) come qualcosa che proviene dall’essere e che si genera con continuità dando luogo a se stesso o ad altri enti che provengono da esso: ogni cosa emerge dal cosmo ed emerge sempre in forme diverse.
Mediazione. La mediazione è quella relazione per cui ogni ente per essere tale o per mutare il suo stato richiede un ‘mediatore’ che si pone a mezzo nei processi che generano l’ente o che danno luogo alla sua trasformazione; si pensi al ruolo del Mercurio nei processi alchemici. Il mediatore, o intermediario, è qualcosa che si pone tra due enti o stati diversi (come, per esempio, il Demiurgo della Gnosi che si pone tra l’uomo e il divino). La mediazione si riferisce sia ai cammini esoterici di trasmutazione individuale che necessitano sempre di mediazioni (per esempio, le guide, i maestri o gli insegnamenti esoterici), sia a ogni ente che, essendo parte della dinamicità del cosmo diventa altro solo perché qualcosa permette di trasformarsi. Il maestro, i gradi iniziatici, i misteri, i rituali o altro sono i mediatori che permettono all’uomo di essere traghettato in una nuova dimensione; la funzione di mediatore è espressa in modo articolato nell’Ermetismo ed Ermete Trismegisto (identificato con l’Ermete greco, il Mercurio latino e Tot egizio) è la personificazione dei processi di mediazione.
Trasmutazione. La trasmutazione è la relazione tra diversi stati dell’essere, per cui non si genera una mera trasformazione di qualcosa, bensì una trasformazione che si basa sull’acquisizione di un carattere diverso che non elimina la propria essenza ma la può modificare; questa relazione non è riferita solo alla condizione dell’uomo, bensì all’intera realtà. Questa relazione, com’è noto, è particolarmente rilevante nei percorsi iniziatici e genera uno stato rigenerato che è indicato come lo stato finale o intermedio di un processo esoterico applicato al singolo uomo o anche al mondo.
Fluidità. Questo carattere del cosmo fa sì che ogni ente o processo non sia determinato una volte per tutte per quanto concerne quello che è e la sua condizione spaziale e temporale. Con riferimento allo spazio la fluidità, da un lato, fa sì che ogni cosa possa occupare più d’uno spazio e da un luogo possa entrare in un altro: poter stare contemporaneamente in più di un luogo; per il tempo, invece, la fluidità è riferita alla dilatazione del tempo nel mondo fisico e in quello psichico; da qui una considerazione del tempo come continuo e non discreto. Un altro carattere della fluidità temporale e la sua reversibilità (della freccia del tempo); nelle dottrine esoteriche il tempo è considerato sia come irreversibile (dal presente al futuro) sia come reversibile per cui si può passare anche dal presente al passato stabilendo così una circolarità temporale dei fenomeni del cosmo; ciò vale non solo per i fenomeni cosmici bensì per quelli psichici; icammini iniziatici sono viaggi nel tempo psichico reversibile per cui si può passare da uno stato attuale a uno passato e così riportarlo all’attualità.
La fluidità è riferibile allo stato degli enti e a quelli che sono tra loro opposti: si pensi per esempio, a Dio e mondo, anima e corpo, natura e uomo o ancora a soggetto e oggetto che nelle concezioni esoteriche sono considerati entro la coincidentia oppositorum; ilprocesso alchemico, albedo, nigredo, rubedo è rivolto alla ricerca di questa coincidenza per mezzo della mediazione del Mercurio; si pensi anche alla coscienza che passa da uno stato all’altro senza soluzione di continuità e ai contenuti della psiche in cui concetti e idee si ‘espandono’ assumendo significati diversi, sfumature e interpretazioni differenti come accade per i concetti della tradizione ermetica che assumono forme e significati diversi al pari di Ermete che assume sembianze simboliche differenti (come accade nella tradizione induista per Krishna). La fluidità quindi si trova nelle cose sotto e nelle cose sopra, nel cosmo così come nella psiche e nella coscienza dell’uomo.
La concezione dell’uomo e del sociale: antropologia, sociologia e psicologia esoterica
L’antropologia esoterica è antropocentrica e deriva le sue concezioni da quelle riferite al sacro, al divino, alla natura e al cosmo e il suo interesse principale è quello di indicare la posizione e il ruolo dell’uomo nel cosmo, in particolare rispetto alla natura e al sacro/divino. L’uomo non solo è il centro del cosmo, ma modificando se stesso partecipa attivamente al processo della sua continua trasformazione. L’antropologia esoterica afferma che l’uomo e il divino, diversamente inteso, sono costituiti della stessa sostanza e tra loro v’è una continua interrelazione di carattere simbolico in due opposte direzioni: dal divino all’uomo e dall’uomo al divino.
Il processo di modificazione dell’uomo, e quindi di ogni uomo, ruota intorno agli stati di caduta, discesa e risalita. Lo stato terreno dell’uomo è dovuto a una sua caduta, diversamente e simbolicamente concepita, da uno stato iniziale o primordiale in cui, da un lato, possedeva un alto grado di perfezionamento etico, conoscitivo e psichico; dall’altro, era in contatto diretto con il sacro/divino che era la guida della sua vita. La caduta simbolica, però, non è una condizione definitiva dell’uomo perché egli, possedendo anche una natura divina, in senso metafisico/simbolico, oltre a quella umana, è in grado di superare la caduta e intraprendere un percorso di risalita (a questo proposito si può ricordare l’insegnamento ermetico: sali più in alto di ogni altezza, scendi più in basso di ogni profondità); egli, modificando se stesso, può ristabilire in sé lo stato primevo di perfezionamento e disporsi così a un incontro simbolico-metafisico con il sacro-divino. Ogni processo esoterico-iniziatico si svolge in una discesa al fine di poter risalire come indicato nel V.I.T.R.I.O.L.
L’antropologia esoterica è un’antropologia della salvezza dell’uomo; la salvezza, intesa diversamente da quella di alcune religioni istituite, è l’obiettivo primario di ogni esoterismo che indica i contenuti speculativi e gli indirizzi pratico-rituali affinché il singolo e l’intera umanità possano acquisire una conoscenza essenziale di sé e del reale e così raggiungere un loro perfezionamento etico e psichico. L’uomo, per usare un’espressione di Guénon, è il ‘re del mondo’ in grado di comprendere l’essenza del reale e diventare faber, costruttore del suo destino. L’uomo ha una posizione centrale nel cosmo per cui egli è l’asse del mondo che può rigenerare se stesso e in tal modo rigenerare anche il mondo.
L’Adamo rigenerato è l’uomo che fa appello alla sua coscienza, abbandona l’ignoranza e si volge alla conoscenza (gnosi); la risalita è opera del singolo uomo che trasforma se stesso attraverso un processo continuo di perfezionamento. Da qui la centralità del singolo uomo (dell’individuo)che è propria di ogni esoterismo.
L’attenzione esoterica è sempre rivolta al singolo uomo anche nel caso in cui egli appartenga a una comunità esoterica, misterica e iniziatica. Perciò, l’antropologia esoterica ruota intorno al sé (inteso come Noûs, spirito o unione armonica tra mente e corpo) e alla sua trasmutazione e in ciò consiste la posizione e il destino dell’uomo nel cosmo; da qui, l’importanza dell’esperienza personale prima ancora di, o insieme, a quella collettiva. Ogni cambiamento dell’uomo (che può o dovrebbe generare anche un cambiamento del mondo e della società) si fonda sull’esperienza di ogni singolo uomo che si rivolge alla conoscenza del suo mondo interiore, del suo sé. Per questo, le dottrine esoteriche coniugano la speculazione conoscitiva con le pratiche di cambiamento del sé: la conoscenza non è fine a stessa, ma è fondamentale per un cambiamento continuo e graduale che può accadere solo con un impegno conoscitivo verso stessi e l’essenza e il fondamento del reale; da qui gli indirizzi pratico-rituali o iniziatici che fanno parte di quasi ogni forma di esoterismo. L’antropologia esoterica ritiene che l’uomo in generale, e il singolo uomo in particolare, possiedano le capacità di modificarsi o rigenerarsi con continuità per raggiungere sempre nuovi stati di perfezionamento.
L’antropologia esoterica è il fondamento della dottrina sociale esoterica, anche se nella maggior parte degli esoterismi non è presente una vera e propria concezione della società umana perché l’attenzione è rivolta sempre e prima di tutto alla condizione del singolo uomo, alla sua salvezza immanente e trascendente. A differenza di quasi tutte le concezioni sociologiche, l’esoterismo ritiene che il cambiamento sociale non sia il risultato di processi sovra individuali, ma dei cambiamenti etici, psichici e conoscitivi dei singoli uomini: il cambiamento soggettivo genera il cambiamento sociale. Anche in questo caso al centro v’è sempre il singolo uomo che trasformando se stesso genera trasformazioni nelle relazioni interpersonali e sociali e quindi nell’intera società umana.
Come l’uomo è costruttore di se stesso, così l’umanità è il risultato dell’opera dell’uomo ed è soggetta a un processo continuo non solo di cambiamento ma di perfezionamento; come si può perfezionare il singolo uomo così si può perfezionare l’intera umanità; il perfezionamento sociale deve essere tale da far sì che tutti gli uomini possano elevare se stessi nell’ambito della conoscenza e in particolare in quelli psichico ed etico; infatti, sono propri questi ultimi che permettono di migliorare la condizione globale dell’intera umanità. In questa prospettiva si colloca l’impegno di ogni iniziato all’interno delle relazioni interpersonali e in generale nel sociale. Ciò vale per ogni forma di percorso esoterico-iniziatico quindi per ogni forma di esoterismo, perché il perfezionamento individuale ha anche un effetto sul mondo sociale. Gli esoterismi mondani, fondati sull’esoterismo sacro-valoriale senza esclusione del sacro-divino, coinvolgono nel piano di perfezionamento anche il sociale, l’elevazione dell’intera umanità non è considerata solo come una conseguenza del perfezionamento individuale, bensì il risultato di un impegno attivo di ogni iniziato rivolto al bene comune. Da qui l’attenzione non solo all’etica e al comportamento morale di ogni uomo, ma anche alla condizione specifica di ogni società. In questi esoterismi, come accade nella Massoneria, sono fondamentali alcune concezioni che riguardano il singolo l’uomo, le sue relazioni interpersonali, il suo ruolo all’interno del sociale e i fondamenti stessi del vivere sociale. In quest’ambito le dottrine esoteriche del sociale sono fondate su alcuni concetti che non riguardano il singolo ma l’intera famiglia umana. Il primo di questi concetti esoterici riferiti al mondo sociale è quello derivato dall’antropologia esoterica: l’uomo è costituito da mente e corpo e la sua essenza è duplice: materiale e non materiale (spirituale o psichica); per questo, l’esoterismo ritiene rilevanti anche gli aspetti materiali della vita umana per cui il mondo sociale deve essere tale da permettere a ogni uomo di poter soddisfare, in modi diversi, sia le esigenze materiali sia quelle psichiche, culturali e spirituali; le dottrine esoteriche non si fondano su una concezione materialista, ma ciò non significa sottovalutare le esigenze materiali dell’uomo alla cui soddisfazione possono contribuire in modo concreto anche gli iniziati. Anche il bene comune ha un duplice aspetto: non è riducibile al bene materiale né solo al bene psichico e culturale e in questi due ambiti può operare anche l’iniziato.
Dalla duplicità di mente e corpo, di psiche e materia, propria di ogni uomo, discendono altri concetti della dottrina esoterica: l’eguaglianza, il rispetto, la tolleranza, la fratellanza e la solidarietà. Secondo la concezione esoterica all’interno del sociale gli uomini sono tutti eguali e tutti possono essere in grado di intraprendere la via iniziatica, anche se ognuno ne segue liberamente una piuttosto che un’altra. Da qui il rispetto per ogni uomo e la tolleranza di ognuno rispetto alle idee e alle concezioni di ogni altro. Sulla base di questa visione del sociale, l’esoterismo ritiene fondamentale la nozione di fratellanza tra tutti gli uomini per cui ogni uomo non deve solo operare per il suo bene individuale, bensì per quello di tutti gli uomini. Per questo, ogni iniziato deve essere solidale con ogni altro e far sì che la solidarietà sia un valore etico inscindibile dai suoi processi di perfezionamento interiore, psichico ed etico e dei suoi cammini conoscitivi.
L’analisi della concezione antropologica e sociale coinvolge anche la concezione psicologica dell’esoterismo.
La concezione psicologica esoterica ruota intorno ai concetti di anima o spirito, di virtù, di psiche, di sé e di corporeità e ai processi di trasmutazione (percorsi o cammini esoterici) e in particolare a quello relativo alla psichicità che possiede coscienza e capacità di comprensione; la psichicità è un carattere fondamentale del pensiero esoterico che non la si attribuisce solo all’uomo ma anche alla natura nonché al divino superando così la distinzione tra mente e corpo.
Sulla base dell’antropocentrismo esoterico, la dottrina esoterica psicologica si fonda sul concetto del Sé, i suoi interessi, la dinamica di trasformazione e la sua conoscenza; nelle Définitions hermétiques si afferma: “Chi conosce se stesso, conosce ogni cosa”.
Le dottrine esoteriche formulano sempre, anche se non in modo esplicito, una concezione del Sé perché è in base a essa che si possono formulare i processi di trasmutazione e rigenerazione che sono lo scopo delle pratiche esoteriche.
Nella dottrina esoterica psicologica particolare attenzione è assegnata ai rapporti tra psiche (mente, anima o spirito) e corporeità (la duplicità essenziale dell’uomo) che hanno il loro analogo nella duplicità interiore/esteriore. Diversamente da altre dottrine sacre o religiose, l’esoterismo non prospetta, almeno sempre, una supremazia di un polo rispetto all’altro e, in particolare, della psiche rispetto alla corporeità che svolge un ruolo rilevante all’interno delle prassi e dei rituali. L’esoterismo coinvolge in modi diversi la corporeità (si pensi a certi rituali, anche magici, o ad altre pratiche, come la danza o la sessualità rituale, che coinvolgono direttamente la corporeità) che è considerata come parte integrante e costitutiva del Sé e che è coinvolta nei processi di trasmutazione. Questa concezione si diversifica da dottrina a dottrina anche in modo profondo, tuttavia, anche nel caso in cui l’attenzione è rivolta maggiormente alla psichicità (come accade nell’ermetismo alessandrino) la corporeità è sempre coinvolta come ricaduta nelle pratiche esoteriche (anche se non strettamente corporee) o come coinvolgimento di essa nella vita vissuta; si pensi, per esempio, all’attenzione del pitagorismo verso la corporeità o alla pratica della virtù come atteggiamento fondamentale che coinvolge i modi di essere concreti dell’uomo. In effetti, nei molti casi in cui non è presente una ritualità strettamente corporea, l’attenzione verso il ‘concreto’ è rivolta alla virtù come atteggiamento che concerne non solo la psichicità ma la concretezza del vivere dell’uomo singolo e in relazione con gli altri. La virtù è un elemento fondamentale del pensiero esoterico per il quale la ‘saggezza’ che si può raggiungere con i cammini, pratici o speculativi non è solo speculativa ma anche etica.
La considerazione del Sé, però, non è mirata solo a una sua comprensione bensì alla formulazione di processi che possono dare luogo alla sua trasformazione; da qui la nozione di trasmutazione del Sé che è centrale nell’esoterismo. Come afferma A.Faivre, ciò che caratterizza il pensiero esoterico è proprio la trasmutazione, diversamente intesa. Essa, a sua volta, nell’ambito esoterico, è un processo che necessita sempre, com’è già stato indicato, di un agente mediatore che è lo strumento per raggiungere nuovi stati del Sé, della corporeità e della psichicità.
La gnosi esoterica
La conoscenza è una parte fondamentale delle dottrine esoteriche: non v’è esoterismo senza una ‘teoria della conoscenza’. Essa è intesa non solo con riferimento ai contenuti del conoscere, che variano da dottrina a dottrina, ma a ciò che si può e si deve conoscere, come si procede per conoscere, quali sono i limiti e quali i metodi per accrescere la conoscenza, quali sono le sue finalità e in che modo ci si pone in relazione a ciò che si conosce e come può essere appresa e trasmessa la conoscenza.
La conoscenza esoterica o gnosi non è una mera acquisizione di concetti, ma è una forma di comprensione di ciò cui ci si rivolge. Il Corpus Hermeticum, per esempio,non formula solo concetti che riguardano l’uomo e il proprio sé, la natura o il sacro/divino, ma indica procedure che permettono una comprensione di essi; la comprensione è rivolta, com’è già stato indicato, alla ricerca dell’origine, del fondamento, dell’essenza e del senso di ogni cosa particolare e dell’insieme di tutte le cose (il reale). La comprensione non è una spiegazione, ma la formulazione di significati e sensi fondativi ed essenziali di ogni cosa nel suo essere quella che è, nel suo cambiamento e nelle sue relazioni con ogni altra.
La conoscenza comprensiva è anche una conoscenza partecipativa per cui conoscere le cose non significa solo conoscerle in se stesse, ma partecipare della loro essenza; la gnosi è un processo che permette di far parte delle cose che si sono conosciute: essere parte dell’oggetto della conoscenza, sia esso il sé, la natura o il sacro/divino. La frattura iniziale tra psiche e oggetto del conoscere è superata e si ricompone nella loro compenetrazione che è quello stato in cui il sé si rende o si sente tutt’uno con l’altro da sé, con ciò che ha conosciuto; si può ricordare in senso simbolico quanto afferma Ermete Trismegisto nel Pimandro:“questo è il bene finale di quelli che posseggono la Gnosi: divenir Dio” (Pimandro, p. 26).
La conoscenza esoterica, quindi, non consiste solo nel conoscere le cose e nel comprenderle, bensì nel farle proprie e far parte di quello che sono: una partecipazione che non è reale ma simbolica e permette di fare propri i caratteri degli enti di cui si ha avuto conoscenza. Perciò la conoscenza esoterica svolge anche un ruolo di mediazione, tra chi conosce e ciò cui si rivolge la conoscenza e così permette di modificare se stessi o il mondo sulla base di ciò che si è conosciuto e di cui si è diventati simbolicamente parte.
Le dottrine esoteriche includono sempre, come elemento centrale, una concezione gnoseologica (o una teoria della conoscenza) che permette di rendere fattivo il loro fine ‘operativo’ nei diversi modi in cui è definito.
La conoscenza esoterica, inoltre, è considerata come un processo che si svolge per gradi (i percorsi iniziatici) e che, nella maggior parte dei casi, necessita di una ‘guida’, siano essi ‘testi sacri’ sia un altro elemento di mediazione, un ‘maestro’, uno ‘spirito guida’, un grande iniziato, un ‘illuminato’, un segno o altro.
I processi esoterici conoscitivi graduali hanno come obiettivo quello di eludere l’ignoranza e raggiungere poco alla volta gradi diversi di gnosi, chiamata anche saggezza o sapienza. Questa conoscenza, però, è considerata ‘ineffabile’ e ‘indefinita’ perché i suoi concetti e le relative pratiche non sono mai definiti una volta per tutte e in modo completo ed è per questo che non di rado le parole, i gesti, i riti e i simboli esoterici possiedono una molteplicità di significati che non li completano mai perché se ne può sempre aggiungere un altro, incluso quello, molto rilevante, che è proprio di ogni percorso iniziatico individuale: in altri termini, quel significato che è rilevante per ogni iniziato.
Un ulteriore elemento della gnosi esoterica è quello della rivelazione. Larivelazione si può intendere in due modi: da un lato ci si riferisce alla rivelazione del sacro/divino che permette di ampliare la propria conoscenza; nel Pimandro, si dice: “io sono… Pimandro, l’Intelligenza Suprema…” (Pimandro, p.27) ed è questa che rivela la sapienza e la via per ottenerla. Dall’altro, invece, s’intende la comprensione di qualche aspetto e significato nascosto delle cose: le cose, se ci si rivolge esotericamente a esse, sono chiare e oscure al contempo, per cui possono rivelarsi sempre in forme e significati diversi. Due vie, quindi, del rivelativo: una via rivolta al sacro/divino e l’altra all’intero cosmo, inclusa la natura, il sé e l’uomo per ricercare e scoprire ciò che è nascosto. In entrambi i casi opera lo ieròs lògos (il discorso sacro) che permette la trasmutazione e la gnosi.
La gnosi, non solo nel senso rivelativo, si può raggiungere gradualmente innanzi tutto con un risveglio (il canto del gallo) (si veda la Sez. L’albero del risveglio)che è per così dire uno stato di illuminazione in cui la psiche si rischiara; la gnosi è quindi prima di tutto aisthanesthai, cioè diventare consapevoli della conoscenza (Mahé, Gnostic and Hermetic Ethics, p.22); solo con essa si può intraprendere un cammino verso la gnosi; tale risveglio (illuminazione) o proviene dal sacro/divino, o attraverso un mediatore come un ‘maestro’ o ancora direttamente dalla speculazione diretta verso se stessi, le cose, la natura e, in senso ancora più ampio, il cosmo. In ognuna di queste condizioni, il mediatore è al contempo la gnosi acquisita, le parole, i simboli e le pratiche rituali.
Nella dinamica della conoscenza esoterica è fondamentale la trasmissione della gnosi (Faivre, L’esoterismo, pp.34-35). Se da un lato, il singolo iniziato può acquisire conoscenza con le sue speculazioni e le sue pratiche, dall’altro, egli necessita anche di conoscenze che si acquisiscono attraverso le relazioni con altri iniziati e con coloro che le conservano nel loro mondo interiore, i ‘maestri’ o guide, e le possono trasmettere durante la celebrazione dei riti. Per questo, com’è già stato rilevato, tutte le dottrine esoteriche contemplano riti e rituali (le pratiche iniziatiche) nei quali sono trasmesse in forma simbolica concettualizzazioni e speculazioni proprie di ogni tradizione esoterica.
Infine, nell’esoterismo si ritiene che, al di fuori di differenze specifiche, vi sia una gnosi comune alle diverse tradizioni o dottrine (la prisca theologia, la philosophia perennis o la concordia philosophorum) che consiste in quelle concettualizzazioni/speculazioni e quegli indirizzi pratico-rituali che formano quello che è stato chiamato reticolo esoterico (dimensione esoterica) che in forme diverse, e non in tutte le sue parti, si trova in ogni dottrina esoterica e che fu investigato in molti aspetti da Guénon nei suoi studi sull’esoterismo.
Il simbolismo e il linguaggio
La speculazione esoterica e le relative pratiche si caratterizzano oltre che per le forme concettuali delle diverse tradizioni e che sono state in parte esaminate nelle sezioni precedenti, anche per un apparato e un linguaggio simbolici propri del pensiero esoterico e diversi da quelli letterari, filosofici e teologici.
Il linguaggio simbolico esoterico include due forme: a) i simboli e b) le immagini-icone.
Per simboli in questa sede ci si riferisce a segni di diversa natura, semplici o complessi, espressi anche in ‘lingue’ grafiche diverse orali o scritte, il cui significato si può comprendere solo attraverso un’interpretazione che li correla a una dottrina esoterica: essi non sono significanti in se stessi, ma entro le concettualizzazioni (metafisiche, psichiche ed etiche, come sono state analizzate in precedenza) che sono a fondamento di una (o più) dottrina esoterica. Si pensi, per esempio, ai segni della magia naturale, dell’alchimia, della Qabalah o della Massoneria che sono comprensibili solo al loro interno; il significato dei simboli non è riducibile alla loro forma sensibile perché ognuno di essi potrebbe essere espresso in forme diverse.
I simboli stanno al posto di qualcosa e ne sono una sua presentazione e la lettura e la conoscenza del loro significato, oltre alla loro forma sensibile permettono di conoscere ciò cui si riferiscono come, per esempio, l’essenza delle cose, il ruolo dell’uomo nel cosmo, i diversi gradi dei cammini iniziatici. Nel pensiero esoterico, i simboli svolgono diverse funzioni.
I simboli, innanzi tutto, sono un’espressione ‘contratta’ o ‘sintetica’ di una concezione o di specifici concetti e la loro interpretazione e comprensione sono rivolte a portare alla luce ciò cui essi si riferiscono. Si pensi, in questo senso, alla trattazione esoterico-raffigurativa che si è sviluppata nell’esoterismo europeo, in particolare, nei secoli dal XVI al XVIII: per fare un esempio si ricordi l’Anfiteatro della saggezza eterna di Khunrath o le opere di R. Fludd. In questi casi, la presentazione simbolica è un linguaggio figurativo che si sostituisce (almeno in parte) a quello segnico-alfabetico.
I simboli stanno al posto di qualche cosa del reale che non si riesce a cogliere nella sua interezza; essi, quindi, non sono disgiunti dal reale ma ne fanno parte; essi svolgono una funzione operativa per cui sono uno strumento per modificare la realtà, sia essa il sé o la natura, e per formulare una conoscenza che non è esprimibile con il linguaggio segnico (quello delle lingue naturali).
I simboli hanno anche una funzione di evocazione: i simboli evocatori, o simboli della funzione evocatoria, permettono di evocare un evento passato o enti che si ritiene appartengano a una dimensione metafisica, di preludere con la mente un evento futuro o di evocarne uno attuale; essi sono una via per ‘compenetrare’ e ‘cogliere’ con la mente ciò che sono il sé, l’uomo, il sacro, il divino o entità come gli spiriti celesti o quelli dei morti.
Ancora più complesso è il linguaggio esoterico di tipo iconico-immaginativo che è intrinseco alla trattazione linguistica esoterica. Tale forma linguistica è molto articolata e in questa sede si sottolinea solo che questo tipo di linguaggio permette di indicare e precisare aspetti dottrinali o pratico-rituali che, formulati in espressioni figurative, possono essere fruiti da strutture della psiche diverse da quelle dedicate alla comprensione del linguaggio.
Il linguaggio esoterico (esolinguaggio) possiede i seguenti caratteri. II primo riguarda la semantica, cioè la significazione/riferimento dei segni e dei simboli. Il linguaggio esoterico è caratterizzato da quella che si può chiamare polisignificatività. Segni e simboli sono soggetti a un’ampiezza significativa, cioè possiedono più d’un significato, per cui ènecessaria sempre un’opera di interpretazione (ermeneutica). A differenza dei linguaggi del religioso in quelli dell’esoterico non si trovano interpretazioni definitive, anche se con riferimento alle diverse dottrine esoteriche vi sono stati ampi lavori di commento e persino catechismi che precisano i concetti speculativi e quelli riferiti alle pratiche rituali. Ogni dottrina esoterica può indicare differenti significati agli stessi simboli e segni e da cui derivare anche pratiche rituali diverse; si pensi, per esempio, ai Corpi Rituali della Massoneria che interpretano diversamente i simboli massonici.
Un secondo carattere del linguaggio esoterico riguarda il significato di segni e simboli: esso non è quello che essi indicano nella loro forma sensibile. Da qui il terzo carattere che è relativo a ciò cui il linguaggio si riferisce: il linguaggio e i simboli esoterici ‘indicano’ ciò cui si riferiscono, ma mai in modo diretto e definitivo; il significato dei simboli è sempre ‘nascosto’, e molte volte anche personale, per questo è sempre necessario operare per svelarlo e quindi comprenderlo. Il quarto carattere è l’allusività: il linguaggio allude a qualcosa ma solo l’interpretazione è in grado di precisare i diversi significati. Il quinto carattere si può indicare con l’espressione tensione pratica: il linguaggio esoterico rinvia sempre a un’applicazione nella ritualità o nelle diverse pratiche esoteriche; ogni dottrina esoterica possiede aspetti concettuali e pratici per cui anche il suo linguaggio non è mai solo concettuale, ma è rivolto al passaggio dalla gnosi alla ritualità. Il sesto carattere è quello di natura mediativa, proprio anche delle forme religiose, per cui la parola, che è al centro della ritualità esoterica, è considerata non solo come veicolo di concetti e in relazione a pratiche e rituali, ma anche come ciò che permette la modificazione del singolo uomo, nelle forme esoteriche centrate sul sé, o della realtà in quelle che ampliano il loro riferimento al non umano; il linguaggio è la mediazione tra l’iniziato e ciò cui egli si rivolge.
Gli indirizzi pratico-rituali: le vie iniziatiche
Ogni dottrina esoterica è tale perché prevede o include, oltre che un insieme di concezioni speculative, anche indirizzi pratico-rituali che, da un lato, indicano riti, rituali, gesti e comportamenti e, dall’altra, guide, istruzioni e metodi che sono utili per intraprendere i percorsi esoterico-iniziatici e anche per adottare uno specifico modo di essere e di agire nel mondo.
L’articolazione di ogni tradizione esoterico-iniziatica, con la relativa dottrina, non è solo formata da concezioni speculative e indirizzi pratico-rituali, bensì dalle relazioni tra le une e gli altri; le prime sono i fondamenti su cui poggia ogni dottrina e in tal modo gli indirizzi pratico-rituali devono rimandare a esse per definire i loro significati e i loro ruoli; gli indirizzi pratico-rituali, al contempo, non solo sono espressioni delle concezioni speculative, ma le completano perché ogni dottrina esoterica non è solo una gnosi speculativa, ma è utile per intraprendere i percorsi iniziatici; per questo, com’è già stato indicato, v’è un legame stretto tra le concezioni speculative e le pratiche esoteriche: le concezioni speculative devono essere trasposte nelle pratiche esoteriche; in tal senso, ogni dottrina esoterica è anche un’Arte; come, per analogia, si comprendono interamente i valori etici quando diventano una guida effettiva per l’azione, così si comprendono interamente le concezioni speculative esoteriche se si attuano riti e rituali simbolici che le rispecchiano.
Inoltre, ogni dottrina esoterica può generare pratiche differenti che possono incentrarsi e rafforzare solo alcuni aspetti e non altri della dottrina; al contempo, in base al fatto che le dottrine esoteriche formulano specifici concetti speculativi e dato che essi non sono mai rigidamente definiti e significati i riti, i rituali e i simboli possono esprimere alcuni aspetti e non altri o possono esprimere gli stessi in forme simboliche e rituali differenti; è l’ampiezza significativa, la polisignificatività, delle concezioni esoteriche che permette la formulazione di pratiche differenti. Le diverse dottrine esoteriche non possiedono sempre in modo esplicito o completo gli indirizzi pratico-rituali, per cui è solo nelle diverse pratiche che si possono cogliere i molti significati delle concezioni esoteriche. Si pensi, per esempio, a testi come il Corpus Ermeticum, la Fama Fraternitatis, le Nozze Chimiche di Rosenkreuz, l’Aurora di Böhme o ancora molti altri testi alchemici, ermetici o gnostici che non delineano direttamente o completamente gli indirizzi pratico-rituali per cui se ne possono formulare diversi ed essi permettono una maggiore comprensione delle concezioni speculative; altri testi, invece, come la Filosofia occulta di Agrippa o alcuni testi alchemici e massonici, rendono espliciti anche cammini e pratiche consone alle concezioni formulate.
Le pratiche esoteriche possono essere di quattro tipi: a) speculative, b) corporee, c) simboliche e d) materiali.
Le pratiche speculative coinvolgono direttamente e in modo preponderante la mente e in esse possono essere incluse anche quelle meditative. Esse sono rivolte all’attivazione di processi psichici (cammini speculativi, prima) che se messi in atto (in seguito) possono generare una modificazione nella psiche e nell’atteggiamento verso se stessi, gli altri, il mondo e il sacro/divino. Le prassi speculative, quindi, possono avere diversi obiettivi, ma sono sempre dirette a generare una trasformazione individuale e in particolare del sé.
Il secondo tipo di pratiche, quelle corporee, è analogo al precedente, ma l’oggetto della mutazione non è la psiche, ma il corpo come accade nelle prassi dello Yoga o delle arti marziali intese come pratiche esoteriche.
Le prime e le seconde sono correlate tra loro, ma hanno anche un’indipendenza o una prevalenza delle une sulle altre con riferimento agli obiettivi che s’intendono raggiungere nei diversi passi di un cammino esoterico-iniziatico.
Il terzo tipo di pratiche sono le pratiche simboliche. Esseconsistono in pratiche linguistiche, gestuali o corporee che hanno l’obiettivo della manipolazione di simboli come sostituto della manipolazione diretta della realtà, seguendo quella concezione dei simboli che stanno al posto del reale, per cui manipolando i simboli si opera direttamente anche sulla realtà.
Infine, le pratiche materiali sono quelle che si riferiscono a una manipolazione diretta di qualcosa fisico-materiale come avviene nelle pratiche di un laboratorio alchemico, in diversi tipi di pratiche magiche, ma anche in ogni gesto all’interno di un rituale che opera su cose o oggetti concreti come, per esempio, anche la semplice accensione di una candela.
I diversi tipi di pratiche, sebbene in certe condizioni possano essere svolti dal singolo iniziato, nella maggior parte dei casi sono la parte fondamentale dei riti e dei rituali.
Le pratiche dei diversi tipi si riferiscono al modo di pensare, essere e agire e ciò vale in relazione non solo alle condizioni specifiche in cui queste sono messe in atto o in situazioni particolari come i riti, ma anche in generale alle condizioni della vita quotidiana estranee a una pratica esoterica. Per questo, le pratiche esoteriche, pur non in una forma specifica, si ampliano all’intera vita umana nelle diverse condizioni in cui essa si sviluppa.
Le pratiche esoteriche includono quelli che in genere sono chiamati percorsi o cammini esoterici e iniziatici; questi ultimi si fondano su riti d’iniziazione che possono proseguire con pratiche esoteriche o attraverso specifici rituali che guidano i diversi stadi dei cammini esoterici, anche se non tutte le dottrine esoteriche prevedono concreti (e non speculativi) cammini iniziatici.
Mediazione, rigenerazione, trasmutazione e ritualità
Ogni dottrina esoterica formula diversi indirizzi pratico-rituali che sono rivolti alla trasformazione del sé all’interno di una metafisica esoterica che formula concezioni sul sacro, sul divino, sull’uomo, sul sé e sulla società. Negli indirizzi pratico-rituali sono centrali tre processi: mediazione, rigenerazione e trasmutazione.
La mediazione, cui ci si è già riferiti,è relativa non solo a due enti, come l’uomo e il sacro/divino, ma a qualsiasi ente, per esempio, tra un sé e un ente di natura, come accade nell’ambito della magia. La nozione di mediazione indica che tra enti, anche di natura diversa, come il sacro e l’uomo, è possibile che si instauri una relazione, ma solo attraverso una mediazione, un mezzo; non vi può essere relazione se non tramite una mediazione; i simboli e la gnosi sono gli strumenti fondamentali di mediazione per cui attraverso di essi si può comprendere l’essenza di ogni cosa.
La mediazione, quindi, è anche il luogo d’incontro di due o più enti senza che venga meno qualcosa dell’uno o dell’altro ma, al contrario, si attua una ‘compenetrazione’ di ciò che è proprio di uno con ciò che è proprio dell’altro.
Nel processo riferito alla realtà umana, secondo cui l’uomo è centro, con riferimento al ‘sopra’ e al ‘sotto’, all’interno e all’esterno, al corporeo e allo psichico, la mediazione offre strumenti concettuali e speculativi, e in seguito pratici, affinché possano svilupparsi processi d’incontro, di compenetrazione o anche di fusione come può accadere nelle forme mistiche dell’esoterismo; si pensi, per esempio, all’estasi nell’esoterismo mistico di Hildegarde von Bingen o alla contemplazione quale quella presente in alcune dottrine esoteriche neoplatoniche.
La rigenerazione, invece, è un processo riferito a uno specifico ente, quale il sé, l’uomo o la natura in cui v’è un passaggio da uno stato attuale a uno nuovo derivato dal processo rigenerativo. La rigenerazione fa riferimento a una precedente generazione e a uno stato di discesa, caduta o degenerazione, com’è accaduto simbolicamente (o realmente per i credenti) per la prima generazione di Adamo e la sua successiva ‘caduta’, causata dall’intervento di Lucifero, dal Giardino dell’Eden alla condizione terrena. La rigenerazione è la formazione di un uomo nuovo che può acquisire lo stato precedente alla caduta simbolica.
La rigenerazione, quindi, è una condizione di elevazione rispetto a quella che ha portato alla degenerazione; questo processo varia nelle differenti dottrine esoteriche; non solo è formulato diversamente per quanto riguarda il modo con cui si attua, ma anche per quanto concerne la sua durata o la sua ripetitività: in alcuni casi, come nell’ermetismo alessandrino, si prevede una seconda rinascita dopo una degenerazione, in altri, come nella tradizione massonica, la rigenerazione è considerata come un processo duraturo che ha termine solo con la morte fisica.
A differenza della rigenerazione, la trasmutazione non fa riferimento a uno stato originario e a una degenerazione, ma a un processo di continuo mutamento, persino della natura di ogni cosa, per esempio dell’uomo, che è duraturo ma non definitivo; in tale processo qualcosa si trasforma e può modificare o non modificare la sua essenza; questo modo di intendere la trasmutazione si trova nell’ermetismo e nella concezione antropologica della Massoneria in cui la trasmutazione è un processo al limite, cioè una tendenza che non ha un obiettivo definito (come per esempio l’unione con il sacro/divino, o il ritorno a uno stato primordiale), ma un continuo perfezionamento che ritrova ogni volta il suo obiettivo a seconda dello stato iniziatico in cui ci si trova.
Mediazione, rigenerazione e trasmutazione, indicate anche con termini differenti, fanno parte dei percorsi esoterico-iniziatici che si svolgono entro una determinata ritualità formata da uomini, cose e soprattutto simboli che sono compresi e vissuti durante lo svolgimento di riti e rituali.
La struttura rituale, fondamentale a ogni dottrina esoterica, è costituita da rituali e riti che sono una trasposizione della dottrina speculativa nei suoi diversi contenuti e ha particolare valore con riferimento a pratiche collettive pur essendo riferibile anche a quelle individuali.
Rituali e riti, all’interno di un Ordine esoterico, possono svolgere diverse funzioni e nella maggior parte dei casi oltre che veicolare contenuti dottrinali coinvolgono anche la corporeità. La struttura rituale è un veicolo fondamentale per la comprensione della dottrina e per fare in modo che sia tramandata.
Ogni dottrina esoterica porta con sé l’indicazione, più o meno esplicita, di modi di essere, pensare e agire (di là da forme rituali). Il pensiero esoterico si caratterizza, com’è già stato rilevato, da dottrine-metodiche, cioè dottrine che trovano la loro ragion d’essere nella forma delle pratiche e quindi nel modo di agire, essere e pensare del singolo uomo o di una collettività esoterica, come quelle misteriche o massoniche. Ogni dottrina esoterica è una dottrina-metodica perché il suo scopo non è solo la formulazione di una conoscenza in se e per sé, ma una guida per le pratiche iniziatiche, i diversi cammini in cui la dottrina raggiunge la sua completezza anche concettuale speculativa; riti e rituali arricchiscono le concezioni speculative.
Perciò, come più volte rilevato, concezioni speculative (la gnosi propriamente detta) e pratiche simbolico-rituali non sono solo correlate tra loro, ma si rafforzano vicendevolmente; come le concezioni speculative forniscono un fondamento e una guida alle pratiche iniziatiche, così queste arricchiscono, ampliano e completano le concezioni speculative; per questo, riti e rituali non sono solo sequenze di gesti, ma possiedono anch’essi una pregnanza conoscitiva.
Le dottrine esoteriche come concezioni antropologiche
Il reticolo esoterico (la dimensione esoterica), formato da concezioni speculative, indirizzi pratico-rituali, linguaggi e simboli, si riferisce a quella dimensione dell’uomo che, come ha sostenuto Guénon, si trova, in forme anche molto diverse, in quasi tutte le culture: orientali, occidentali e di altre aree geografiche, attuali o del passato; a proposito P. Riffard afferma che la dimensione esoterica è una struttura antropologica, cioè propria dell’uomo e della sua psiche, così come lo sono le forme del sacro e del divino.
La dimensione esoterica può generare diversi esoterismi (concezioni speculative e pratiche): sia quelli che sono stati formulati nel passato sia altri che potrebbero essere formulati nel futuro; per questo, concezioni speculative e indirizzi pratico-rituali (simboli, gesti, riti e rituali) sono impiantate nella storia dell’uomo e sono influenzati dalle culture in cui sono stati formulati. L’esoterismo, con le sue molte concezioni, è soggetto a un continuo sviluppo storico; i contenuti esoterici, da un lato, rispecchiano le differenti condizioni storico-culturali mentre, dall’altro, sono sovratemporali e interculturali (la tradizione cui si riferisce Guénon), per cui sono presenti, pur in forme diverse, in quasi tutte le culture umane e nelle differenti epoche storiche.
La dimensione esoterica, inoltre, anche perché si colloca entro la storia e le culture, ma non solo per questo, è formata da concezioni speculative e indirizzi pratico-rituali che si sono modificati e si possono modificare ulteriormente, pur mantenendo per certi versi inalterata la loro specificità esoterico-iniziatica; si pensi, per esempio, all’origine della Massoneria Speculativa che presenta aspetti molti diversi da altre tradizioni esoteriche e che, al contempo, sino a oggi ha subito notevoli modificazioni. Tuttavia, vi sono concetti e pratiche, inclusi simboli e riti, che sono rimasti inalterati nel loro significato nel corso dei secoli e possono aver assunto forme differenti; quindi, da un lato, qualcosa che resta, pur modificato, e, dall’altro, qualcosa che si modifica generando nuove forme esoteriche; si pensi, per esempio, alla nascita dell’alchimica o all’influenza dell’ermetismo nelle diverse formazioni esoteriche a partire dal Rinascimento.
Inoltre, i legami particolari che l’esoterismo ha avuto con il sacro/divino e il religioso hanno generato profonde modificazioni nella dimensione esoterica. In quale modo si pone la dimensione esoterica rispetto ai due aspetti del sacro, quello divino e quello valoriale e mondano? Anche la dimensione esoterica è una forma di sacro nel quale può confluire qualche elemento del religioso (si pensi, per esempio, all’esoterismo egizio, alla teosofia e all’ermetismo). Laddove, invece, l’esoterismo si impianta su o si riferisce a una struttura teologico-religiosa, allora si generano esoterismi teologici che fanno parte di una dottrina religiosa. Se si analizzano le diverse forme del religioso in esse si trovano anche elementi, espliciti o nascosti, che hanno una valenza esoterica; in effetti, ogni forma di religioso porta con sé anche una valenza esoterica; perciò, la lettura esoterica del religioso è una lettura che coglie ciò che non è esplicito (nascosto) nelle dottrine teologiche o nelle prassi religiose e che ha una valenza esoterica; Qabalah, teosofia e teurgia, per esempio, sono alcune forme esoteriche all’interno di una dimensione religioso-teologica; a questo proposito si può ricordare l’esoterismo cristiano del Medioevo.
La dimensione esoterica è anche una forma primordiale di sacro o, se si vuole, è la prima forma di sacro che in seguito fu arricchita o superata da altre forme incluse quelle religiose con la presenza del divino anche nella forma di un Dio-persona. La nozione di Guénon di ‘tradizione’ allude a questa dimensione esoterica primordiale.
L’esoterico, non solo è un substrato del religioso, pur non esaurendo i suoi significati (il religioso non è riducibile all’esoterico), ma è anche una forma antropologica precedente, in senso storico, al religioso e anche una dimensione sacrale su cui si possono impiantare e sviluppare, o derivare, diverse forme di sacro incluse quelle del sacro con la presenza del divino e del religioso, e quindi relative teologie e pratiche rituali.
La dimensione esoterica si presenta come un elemento comune alle diverse forme religiose e sacre ed è per questo che può svolgere anche il ruolo di una chiave di lettura delle tradizioni religiose; in tal senso, molte religioni possiedono un aspetto essoterico, divulgabile e comprensibile a tutti gli uomini, e uno esoterico che è comprensibile solo a coloro che dedicano attenzione alla sua comprensione, come è il caso di ‘sacerdoti’ o di iniziati che coniugano il camino esoterico con quello religioso. In questa prospettiva, la dimensione esoterica si affianca al religioso e in tal modo le dottrine esoteriche possono ‘adattarsi’ a differenti tradizioni o dottrine teologiche o a pratiche religiose e quindi generano esoterismi di carattere religioso/teologico. Si pensi, per esempio, all’ermetismo alessandrino applicato all’islamismo, al cristianesimo o all’ebraismo, e alla Qabalah ebraica, come dottrina esoterica, applicata alla teologia ebraico-cristiana. Un’evidenza analoga si riscontra nella dottrina esoterica teurgica con riferimento alle tre grandi religioni monoteiste.
Tuttavia, queste riflessioni e constatazioni non intendono sostenere che gli esoterismi trovano la loro ragion d’essere solo se affiancati o riferiti a una dottrina teologica religiosa; gli esoterismi, infatti, possono, come accade, non trovarsi in contatto con alcuna teologia e in molti casi possono sostituirsi a essa, formularne una esoterica e, al contempo, svolgere una funzione gnosica, etica e psichica analoga e alternativa ad altre forme di sacro e, in particolare, di religioso. Il connubio tra dottrine esoteriche e dottrine teologiche non annulla la dimensione esoterica ma, come è spesso accaduto, la può anche arricchire. Per questi motivi si chiariscono anche i diversi rapporti che si sono costituiti tra religioso e dimensione esoterica e la sua natura che non è in conflitto con il religioso. A questo proposito si pensi al pensiero della Massoneria che pur riprendendo alcuni aspetti dell’ermetismo alessandrino e della teologia ebraico-cristiana, permette che gli affiliati possano scegliere di accettare diverse forme religiose che sono ai loro perfezionamenti esoterici.
Infine, è utile ribadire che la dimensione esoterica è autonoma rispetto al religioso e in molti casi le diverse dottrine esoteriche non sono impiantate su una teologia religiosa o su rituali religiosi; ciò accade nella Massoneria, anche se in alcune istituzioni massoniche può essere presente la nozione di un Dio-persona, come il G.A.D.U. la cui esistenza è un requisito di molti (ma non tutti) Ordini massonici o di altre forme di sacro o divino con termini diversi come spirito, potenza, energia, principio primo.
La dimensione esoterica quindi è una dimensione antropologica e sacra che svolge un ruolo rilevante nella cultura umana, possiede, o no, stretti rapporti con il religioso e soddisfa l’esigenza di sacro (divino e valoriale-mondano) presente nella psiche dell’uomo che si esplica nella ricerca del fondamento, dell’essenza e del senso di ogni cosa attuata in percorsi iniziatici graduali in cui si ottiene un ampliamento della gnosi e un perfezionamento psichico ed etico. Questa dimensione si differenzia da altre forme di sacralità perché pone come suo centro l’uomo e la sua interiorità, in relazione con il naturale e il sovrannaturale, divino incluso, e si rivolge a ciò che non è sensibile e visibile. La dimensione esoterica è anche una chiave di lettura dell’intera complessa condizione e vicenda dell’uomo, superando e connettendo tra loro dimensioni diversificate come quella religiosa, filosofica, artistica e scientifica.