Non ci sono dubbi
né certezze di falchi.
L’ora ti segue sino al domani
al rientro dalle cerimonie sussurrate
nelle palpebre socchiuse del vecchio Ianu.
Il racconto si muove lontano
soffocato e rincorso
trafugato e disperso
rapito dai messaggi di trombe
nelle discese vorticose
tra le vie ricercate
rimosse dalle mani pietose del giovane Vlema.
Il dialogo si muove lento
tra arcate di terra
e impronte nel deserto abbandonato
camminato da piedi nudi
e metalli contorti di carri da guerra.
Non ci sono né dubbi
né certezze di aquile
che volano sull’alto
delle fronti arcuate
insidiate dalle tenebre del silenzio.
Calmi e socchiusi ritorni
nella perdita di piani
cerchiati dalle memorie lunghe.
Il palpito delle fiamme
si ritrova solitario
in ossa scolpite dagli uragani del tempo.
Le ore
dei paesaggi confusi
risuonano nell’occhio degli anelli cerchiati
sotto l’ascesi del bagliore rosso
che si sofferma incredulo
a pregare l’alba.
La tua fronte di cera
corrugata da fiamme nere
avvolge la palude
e di corsa ti affretti
ti smuovi a solcare l’acqua melmosa
che sale sino alla bocca.
I grandi eroi sono dispersi
in socchiusi gemiti di donne piangenti,
le mani ricolme di uova schiuse.
Aliti intorno al collo
e circuiti che ti portano sulla montagna.
T’invoco nel linguaggio e ti perdo nella memoria.
Il grido dei tuoi passi
sconvolge
e le palpebre dei millenni
sono rimaste dietro la collina.
Le ombre dell’oblio
sono accecate dalla luce
e qualcuno le osserva
partite nel sorgere
alla coscienza infelice.
Non ci sono dubbi né certezze
di scarafaggi guerrieri.