Conoscenza e mondo: relazioni tra apparati gnosici (AGj) e alcunché fenomenici (Ai)

1. Conoscenza e onticità

La conoscenza ordinaria e scientifica del mondo fenomenico (mondo dei fenomeni, mondo naturale o mondo fisico) possono essere considerate, in modo molto generale, come insiemi di informazioni correlate tra loro che si riferiscono a un alcunché fenomenico (Ai), semplice o complesso che sia, e che sono state raccolte ed elaborate da un qualsiasi apparato gnosico naturale o artificiale: un apparato che permette di formulare conoscenze su un alcunché. Questo apparato gnosico (AGj) deve possedere strumenti idonei per: 1) raccogliere informazioni su tale alcunché, 2) elaborarle al fine di formulare strutture gnosiche che non siano formate solo da ricezione/raccolta delle informazioni, bensì da descrizioni, spiegazioni e previsioni e 3) controllare la corrispondenza tra le elaborazioni delle informazioni su Ai e la struttura ontica di Ai allo scopo di determinare la loro attendibilità. La conoscenza, quindi, è il risultato dei processi di raccolta, elaborazione e controllo e le modalità con cui essi sono attuati generano diverse forme di conoscenza di un alcunché esterno ad AGj o lo stesso AGj nel caso in cui AGj raccolga ed elabori informazioni su se stesso.

Conoscenza e processi conoscitivi, sebbene possano essere analizzati separatamente, sono aspetti diversi di un’unica dinamica in cui sono coinvolti AGj e Ai; questo coinvolgimento dinamico comprende le strutture ontiche di Ai e di AGj che svolgono un ruolo fondamentale nella formazione della conoscenza di Ai da parte di AGj.

La struttura ontica di AGj e di Ai è per definizione l’insieme dei loro attributi ontici identitivi, cioè quegli attributi che li caratterizzano e li distinguono da ogni altro.

Nelle analisi della relazione gnosica tra AGj e Ai, la relazione che permette di formulare una conoscenza di Ai, si devono considerare quattro aspetti fondamentali: 1) l’influenza di Ai su AGj, 2) la modificazione di Ai da parte di AGj quando quest’ultimo attiva un processo gnosico verso Ai, 3) la modificazione di AGj e 4) la co-relazione tra la struttura ontica di Ai e quella di AGj durante il processo gnosico.

Di questi aspetti, che possono essere considerati anche in sede epistemologica, il primo può apparire estravagante agli usuali modi di concepire la conoscenza del mondo fenomenico e la relativa epistemologia, infatti, di solito, al centro dell’attenzione epistemologica non è la struttura di Ai bensì quella di AGj; si sostiene che tale struttura determina non solo la relazione gnosica, bensì anche i risultati dei processi conoscitivi; poco importa come sia fatto Ai, ma è rilevante com’è fatto AGj perché Ai è solo quell’alcunché che AGj è in grado di conoscere. In termini costruttivisti o soggettivisti non realisti, di Ai si possono conoscere solo quei caratteri che la struttura di AGj permette di rilevare o, in modo più riduttivo, Ai è considerato come una ‘costruzione di AGj’, per cui ad Ai si potrebbe applicare solo un attributo ontico elementare, cioè quello che lo dichiara esistente al di là dei suoi molteplici attributi caratterizzanti e identitivi, alcuni dei quali possono essere rilevati dalla struttura di uno o più AGj.

Sebbene sia vero che la struttura di AGj permetta di formulare solo determinate conoscenze di Ai e non altre, ciò non significa che Ai sia definibile solo come l’insieme di attributi che ogni AGj è in grado di assegnare a esso; se si esclude questa ipotesi soggettivista e antirealista, che in questa sede non è esaminata, si può affermare che Ai non solo esista nel mondo, ma che lo sia indipendentemente dalle strutture dei diversi AGj che attivano un processo gnosico verso di esso. Si può considerare Ai come il residuo di tutte le prospettive con le quali si attenziona Ai da parte di ogni AGj e in tal modo Ai è posto come un alcunché esistente anche nel caso in cui non vi sia alcuna prospettiva gnosica su Ai o, al contrario, ve ne siano molte; affermare che Ai è il residuo di tutte le prospettive significa sostenere che Ai è costituito da attributi che prescindono dalle prospettive con cui lo si attenziona e, al contempo, le prospettive possono rilevare molti dei suoi attributi, anche se non tutti; si potrebbe ritenere, in linea teorica, che l’insieme di tutte le possibili prospettive possa rilevare tutti gli attributi (o proprietà) di Ai (sul concetto di residuo rimando al mio: Realismo ed eventualismo, Work in Progress, Università di Siena, Arezzo, 1995).

Si sostiene, quindi, una tesi realista, ma non così ingenua da ritenere che la struttura di AGj non abbia un ruolo importante nella formazione di una conoscenza di Ai; in effetti, la struttura di AGj è un fattore rilevante, anche se non è il solo, nella formulazione di una conoscenza di Ai, ma non nella determinazione della sua esistenza né della sua struttura. Il ruolo di AGj opera solo entro la relazione gnosica tra AGj e Ai e non influisce sullo stato ontico di Ai, tranne alcuni specifici casi che saranno indicati in seguito (si vedano Sez.4. e Sez.5.)

La struttura di AGj è un fattore rilevante, ma non è il solo nel processo attivato da AGj per formulare una conoscenza di Ai; la relazione gnosica non si restringe alla struttura di AGj, bensì coinvolge anche quella di Ai; da qui, la domanda fondamentale: la struttura di Ai in quale modo influisce sulla conoscenza di Ai da parte di AGj? Il modo in cui è fatto il mondo è tale da influenzare la formulazione di una conoscenza di esso? Se il mondo, per esempio, non fosse fatto di atomi, molecole e le quattro forze deboli e forti (elettromagnetismo, gravità e nucleare forte e debole), bensì solo di onde o altri enti simili, allora la conoscenza di questo mondo potrebbe essere differente e forse non si esprimerebbe con la formulazione della teoria nucleare e delle quattro forze; si può pensare anche a un universo costituito solo da buchi neri in cui non vi sarebbero processi eguali a quelli che si rilevano nell’attuale struttura dell’universo in cui valgono le quattro forze, senza considerare in questa sede la presenza di materia ed energia oscura. Al di là di questi mondi irreali, ci si può riferire al ‘mondo quantistico’ in cui è rilevante, come è noto, non solo la struttura di AGj bensì anche quella di Ai per cui entrambe incidono sulla formulazione della conoscenza di Ai da parte di AGj.

Queste osservazioni permettono di presentare una tesi fondativa della gnoseologia/epistemologia fenomenica che coinvolge direttamente l’ontologia (quindi l’onticità degli Ai): la conoscenza del mondo e la sua struttura epistemologica (metodi sperimentali, linguaggi, concetti, teorie, controlli, ecc.) sono determinati dalla struttura di AGj e da quella di Ai. Dato che la rilevanza della struttura di AGj è ben nota e accettata da molti ricercatori (a partire almeno da Kant), seppur in forme diverse, è utile soffermarsi sulla seconda parte dell’affermazione che si riferisce all’influenza dell’onticità di Ai sulla formulazione della conoscenza di Ai da parte di AGj; da qui, l’implosione dell’ontologia nella gnoseologia per cui la conoscenza del mondo è legata anche alla struttura di Ai e la gnoseologia deve presupporre un’ontologia anche se solo implicita. (In questa sede il termine ontico è usato per riferirsi agli attributi di un alcunché Ai (incluso un AGj), mentre quello di ontologia per riferirsi all’analisi di tale onticità).

L’evidenza teoretica impone che non sia possibile alcuna forma di conoscenza se non v’è un AGj che attivi un processo conoscitivo, ma è altrettanto vero che non è possibile alcuna forma di conoscenza se non v’è un Ai che possa essere conosciuto. Sono due ovvietà fondative, ma la seconda non sembra sia così ovvia, specie se non ci si riferisce solo alla presenza di un Ai, bensì alla sua struttura e al fatto che esso possa influire o persino delimitare i possibili contenuti dell’attività gnosica di AGj. In altri termini, AGj non può formulare qualsiasi conoscenza di Ai, ma solo quella conoscenza che la struttura di Ai permette ad AGj di formulare: il mondo, così come esso è, permette ad AGj di formulare una specifica conoscenza e non un’altra; come accade, per esempio, per la conoscenza fisica di una galassia in un universo di galassie, in un universo fatto di buchi neri o solo di onde o ancora in un universo costituito solo da particelle elementari non sottoposte ad alcuna delle quattro forze: una condizione precedente al Big Bang (supposto che sia accaduto).

La relazione tra AGj e Ai, quindi, non è solo gnosica, ma anche ontica; la relazione è gnosica (gnoseologica se la si esamina) perché l’attività di AGj rivolta ad Ai è mirata a raccogliere ed elaborare informazioni su Ai e in tal modo genera una conoscenza di Ai da parte di AGj; la relazione è ontica (ontologica se la esamina) perché lo stato ontico di AGj si correla o si allinea con quello di Ai e, in base a diversi fattori condizionanti, esaminati nella sezione successiva, la struttura ontica di Ai è rilevante nella formazione della conoscenza di Ai da parte di AGj; per cui la relazione gnosica non è solo tale ma anche ontica.

La relazione ontica è primaria e fondativa ed è a partire da essa che può stabilirsi una relazione gnosica: non ogni relazione ontica è di per sé gnosica, ma ogni relazione gnosica è anche ontica perché si basa su di essa. Nella Sez. 2. esamineremo i fattori condizionanti della relazione ontica, mentre nella Sez. 3. e in quelle successive sarà analizzata la relazione gnosica e in tal senso la relazione tra AGj e Ai sarà considerata come relazione gnosica/ontica.

2. I fattori condizionanti della relazione (AGj®Ai)

La relazione ontica tra AGj e Ai (che può trasformarsi, come si preciserà in seguito, anche in una relazione gnosica) si può attuare solo se AGj e Ai sono: 1) co-compatibili onticamente, 2) co-attuali, 3) co-spaziali, 4) co-conformativi e 5) co-relazionali; la relazione tra AGj e Ai (AGj®Ai) si attua solo se sono presenti questi cinque fattori condizionanti.

1) La co-compatibilità ontica (Compd, Compf) è un fattore fondativo della relazione tra AGj e Ai; tale co-compatibilità ontica può essere debole o forte; secondo la co-compatibilità debole (Compd) essere onticamente compatibili significa che l’onticità di AGj intersetta l’onticità di un alcunché Ai: il processo di intersettazione rileva un sottoinsieme Q di macroattributi ontici di AGj ({a1,…,an}), che appartiene anche ad Ai, o viceversa.

I macroattributi, caratterizzanti e identitivi, sono relativi alla struttura e all’organizzazione della materia di ogni alcunché e in quanto tali costituiscono la sua identità ontica che lo differenzia da ogni altro, anche se alcuni di questi attributi possono essere condivisi da diversi alcunché. In questa sede, ci si riferisce a macroattributi e non a microattributi, riferibili alla costituzione atomica, assumendo che tutti gli alcunché condividano attributi microscopici, cioè, siano formati da atomi con elettroni, protoni e neutroni, nonché altre particelle elementari.

Quindi, per la definizione di questa compatibilità e nel seguito dell’analisi non sono considerati come attributi intersettati di Ai e di AGj gli attributi microscopici, quali quelli relativi alla struttura atomica di Ai e di AGj. Il modello che si sta presentando, però, potrebbe essere ampliato, con opportune modifiche, includendo attributi microscopici, ma questo ampliamento non è analizzato nella formulazione che si sta svolgendo.

La compatibilità ontica può essere riferita a due o più alcunché ed è così definita:

Df. 1. – Ai ╬ Aj ↔ {[ Q{a1,…,an} Ai ]→ [Q{a1,…,an} Aj]},

dove il segno ╬ indica la co-compatibilità ontica debole tra Ai e Aj. In questa definizione di co-compatibilità, Q è un sottoinsieme proprio di Ai ma è teoricamente possibile, sebbene molto improbabile, che Q sia un sottoinsieme improprio di Ai che sia anche un sottoinsieme improprio di Aj perché se così fosse Ai = Aj.

Prima di proseguire è necessario rilevare che la nozione di compatibilità (debole e forte) è una nozione che va intesa in un duplice modo; a) essa è relativa a una onticità di per sé degli alcunché senza considerare la loro interrelazione; b) essa si determina sulla base della tipicità della relazione e ciò vale in particolare nel caso di AGj che si correla con Ai; in tal senso, come si osserverà in seguito, ogni AGj, o anche uno stesso AGj, può relazionarsi in modi diversi con un Ai perché si relaziona con esso in base all’intersettazione di diversi attributi ontici di Ai, all’interno dell’onticità di per sé di AGj e di Ai.

Dato che anche AGj è un alcunché (quale Ai), allora la co-compatibilità ontica debole tra AGj e Ai è espressa così:

Df. 2. – Co-compatibilità debole – AGj ╬ Ai ↔ {[ Q{a1,…,an} AGj ]→ [Q{a1,…,an} Ai]}.

La co-compatibilità ontica debole indica che per l’istituirsi di una relazione AGj®Ai è necessario che AGj e Ai condividano alcuni macroattributi ontici e tale compatibilità genera una possibile compatibilità gnosica: in altri termini, la possibilità che AGj raccolga ed elabori informazioni su Ai che possono generare una conoscenza di Ai.

Data la compatibilità ontica debole, si possono formulare le seguenti inferenze:

2.1.- {AGj ╬ Ai ↔ [Q{a1,…,an} ˄ (Q{a1,…,an} AGj→ Q{a1,…,an} Ai)]} ├pi(AGj ® Ai),

dove ├pi indica un’inferenza secondo cui con una certa probabilità pi si può instaurare una relazione ® tra AGj e Ai; tale probabilità pi può essere calcolata su Q (la cardinalità di Q); per cui, maggiore è il numero di attributi ontici intersettici di AGj e di Ai, più grande è la probabilità che s’instauri una relazione ® tra AGj e Ai.

Nel caso in cui i = 0 per p, allora

2.2.- [Q{a1,…,an} ˄ (Q{a1…an} AGj → Q{a1,…,an} Ai)] ├p0 ⌐(AGj ® Ai).

Quindi, in generale,

2.3. – [ Q{a1,…,an} ˄ (Q{a1,…,an} AGj → Q{a1,…,an} Ai)] ├pi(AGj ® Ai) ˅ (⌐(AGj ® Ai)), dove ˅ indica la disgiunzione aut aut e non vel; in altri termini, si può o non si può attuare una relazione con compatibilità debole tra AGj e Ai.

Da ciò deriva che la co-compatibilità ontica debole, come definita in Df.1., è una condizione necessaria ma non sufficiente per far sì che AGj possa instaurare una relazione con Ai. Per questo, è utile introdurre la nozione di co-compatibilità forte; in effetti, la sola nozione di compatibilità debole potrebbe non essere sufficiente per tutte le possibili relazioni AGj®Ai, perché AGj e Ai potrebbero relazionarsi, pur avendo un Q molto piccolo, perché sono co-compatibili in modo forte che è una nozione più stringente di quella della co-compatibilità debole. La co-compatibilità ontica forte (Compf) è definita nel modo seguente, dove il segno╬╬ indica la co-compatibilità forte:

Df. 3. Co-compatibilità forte – AGj ╬╬Ai ↔ {[ Q1{a1,…,an},…,Qn{a1,…,an} AGj ]→ [Q1{a1,…,an},…,Qn{a1,…,an} Ai]}.

In altri termini, vi sono più insiemi di attributi Qi che sono condivisi da AGj e da Ai; da qui AGj e Ai condividono per intersettazione un gran numero di macroattributi Qi. Anche ogni Qi, con 1≤ i ≤ n, può avere diversa cardinalità e da ciò deriva, com’è stato indicato poco sopra, una più alta probabilità pi di attuazione di AGj®Ai, in base alla formula indicata in 2.1. e di seguito le conseguenze indicate in 2.2., 2.3. Da quanto affermato nelle definizioni precedenti si inferisce la tesi:

Tesi 1.- AGj ® Ai ↔ [AGj ╬ Ai ˄ AGj ╬╬Ai].

Questa tesi sottolinea che la relazione ontica si fonda su Compd, Compf e ciò significa che per la sua attuazione sono necessari diversi Qi condivisi e con l’incremento del numero di Qi condivisi aumenta il grado di forza della relazione AGj ® Ai; in seguito, Tesi 2., sarà sottolineato che anche ogni relazione gnosica è fondativamente una relazione ontica.

Con la presenza del fattore condizionante della Compf due Ai, di cui uno è AGj, possono relazionarsi in modo forte, ma il fatto che sia presente Compf non fa sì che si sia attuata una AGj ® Ai; in tal modo, Compd e Compf non determinano AGj ® Ai, ma sono condizioni necessarie perché essa si possa attuare.

La Tesi 1., sebbene sia fondativa, non è sufficiente per far sì che AGj possa instaurare una relazione ontica (e in seguito anche una gnosica) con Ai; oltre alle Compd, Compf (co-compatibilità debole e forte) sono necessari gli altri fattori condizionanti indicati poco sopra e, in particolare, quello che è stato denominato co-conformità, che sono precisati nel modo seguente.

2) Il fattore condizionante di co-attualità (Coat) fa sì che nella relazione onticaAGj e Ai siano co-presenti temporalmente: (AGj®Ai)t’ ↔ [(AGj)t’˄(Ai)t’]; AGj si può relazionare a Ai nell’istante di tempo t’ se e solo se anche Ai si trova in quell’istante di tempo; perciò, non si può attuare una relazione ontica da parte di AGj con riferimento ad Ai se Ai e AGj sono posti in istanti di tempo differenti: [AGj)t’˄ (Ai)t’’ ˄ t’ t’’] → (⌐(AGj®Ai)t’).

Il fattore della co-attualità vale anche per processi dinamici o alcunché dinamici e in questi casi la conoscenza è riferibile a ogni singolo stato del processo e solo in modo inferenziale si correlano gli stati passati con quelli attuali del processo.

Se si accetta la co-attualità in ogni ambito di ricerca, allora, si potrebbe inferire che non sia possibile la conoscenza storica, cioè quella conoscenza che è formulata in un istante t’ ed è riferita a qualche alcunché o a un accadimento collocati in un istante precedente a t’. In effetti, quella che si chiama conoscenza storica non è direttamente riferibile a eventi del passato, bensì alla conoscenza di alcunché che sono attualmente presenti, come documenti, reperti, ecc.; essi sono oggetti di conoscenza diretta e solo in seguito per via suppositiva si afferma che tale conoscenza (indiretta) è relativa a eventi accaduti nel passato cui si riferiscono documenti, reperti ecc. che sono stati sottoposti a un processo attuale di conoscenza. In tal modo, si può asserire di poter formulare una conoscenza di alcunché non attuali, rispetto all’attualità di AGj, ma precisando che non si tratta di una conoscenza diretta, ma indiretta. Perciò, la conoscenza storica si presenta nella forma di diverse ricostruzioni in base a una co-attualità tra AGj e   alcunché Ai che sono considerati in modo inferenziale come riferibili a eventi precedenti a tale co-attualità:   ricostruzioni inferenziali che sono sottoposte a controlli in modo da misurare la loro attendibilità (a questo proposito si veda il mio: Criteri e processi di attendibilità di testi e documenti storici, in Non solo storia, Il Ponte Vecchio, Cesena, 2012, pp.69-78)

Anche per la mente si può formulare la stessa analisi, sostenendo che ciò che si auto-conosce del passato della propria mente è solo quell’informazione che è riportata allo stato attuale di consapevolezza, i ricordi; sono i ricordi che possono essere sottoposti a un’analisi conoscitiva e anche in questo caso sono processi inferenziali che considerano i ricordi come riferibili a stati mentali precedenti a quello in cui essi sono sottoposti a un processo di conoscenza perché sono riportati alla consapevolezza attuale: in tal modo si inferisce che sono state formulate conoscenze di stati mentali considerati temporalmente precedenti rispetto a quello in cui li si attenziona.

In entrambi i casi, fenomenico e mentale, non si attivano processi gnosici sul ‘passato’, ma solo su ciò che è attualmente co-attuale e successive inferenze considerano l’informazione attuale come riferibile a eventi fenomenici del passato o a qualche informazione presente nella mente in un tempo antecedente a quello attuale. Perciò, non si dà conoscenza diretta della storia, se non con una conoscenza indiretta e inferenziale a partire dalla conoscenza diretta di segni attuali come documenti o reperti o da informazioni mentali riportate all’attualità consapevole come i ricordi. In effetti, senza gli uni o le altre, non è possibile formulare alcuna conoscenza indiretta come ciò cui si riferiscono segni o ricordi. La lettura del passato è sempre una lettura dell’attuale riferibile al passato, diversamente da come accade nella conoscenza percettiva che è diretta con la co-attualità di AGj e di Ai.

3) La co-spazialità (Cospa) per alcuni aspetti è più complessa della co-attualità. AGj e Ai devono trovarsi in uno stesso spazio che è condiviso e li comprende entrambi, ma in questo spazio condiviso AGj e Ai sono collocati in luoghi differenti che appartengono ad esso: non si dà il caso in cui AGj e Ai siano nello stesso luogo. Lo spazio condiviso è quella porzione di spazio in cui si collocano i luoghi diversi di AGj e Ai nella relazione ontica; i luoghi di AGj e Ai possono essere fisicamente molto vicini o molto lontani tra loro; possono essere molti vicini come accade nella percezione tattile o relativamente lontani come in quella visiva, uditiva o olfattiva; altresì possono essere molti vicini come accade con l’uso del microscopio o molto lontani con l’uso di telescopi o radiotelescopi.

Si deve, altresì, precisare che lo spazio condiviso è, per definizione, lo spazio che è determinato da AGj entro una relazione ontica e che include in esso il luogo di Ai.

4) Per il fattore condizionante di co-conformità (Conf) alcuni macroattributi (od anche uno o più insiemi Qi) onticamente compatibilid,f di AGj e di Ai si possano inter-conformare; ciò significa, in particolare, che gli specifici apparati di raccolta di informazioni di AGj possono conformarsi con alcuni attributi ontici di Ai; si pensi, per esempio, all’apparato visivo che deve essere fatto per elaborare fotoni; e, per una conformità reciproca (co-conformità), Ai deve poter emettere fotoni; si pensi, ancora, alla percezione tattile in cui i sensori tattili devono conformarsi con la struttura delle superfici cui sono rivolti; per metafora, ogni chiave deve essere coniata per una specifica serratura e la serratura deve essere costruita per permettere l’accesso di un’apposita chiave; un liquido può co-conformarsi a un contenitore che deve essere tale da poterlo contenere. In tal senso, la relazione è bidirezionale (bigettiva se considerata come una funzione) per cui genera una co-conformità; AGj conforme a Ai e Ai conforme a AGj relativamente a ogni specifica relazione tra AGj e Ai; la co-conformità non è ‘assoluta’ ma sempre relativa a ogni relazione tra AGj e Ai. Ciò vale anche per qualsiasi altro apparato gnosico come quello proprio di una disciplina scientifica costituito da teorie, strumentazioni, ecc. (il paradigma) o di un sistema AI.

La co-conformità, quindi, è una condizione teorica che, in ambito percettivo, proprio della conoscenza ordinaria, è validata da un argomento biologico che sarà presentato nella Sez. 3.

Le condizioni 1), 2), 3) e 4) sono preliminari per la quinta condizione, ma la loro presenza non conduce necessariamente alla quinta.

5) La co-relazionalità (Core) è quella condizione possibile che si attua nel caso in cui si possa istituire una relazione; il termine relazione, in questa sede, è riferito a una dinamica di interazione (in alcuni casi anche reciproca, si veda la Sez.5.), in cui sono coinvolti AGj e Ai, caratterizzata da uno scambio o un interscambio di materia, informazione o energia. Tuttavia, il fatto che AGj e Ai siano compatibilid,f, co-attuali, co-spaziali e co-conformativi non conduce necessariamente alla loro co-relazionalità, ma queste condizioni sono necessarie per la co-relazionalità eventuale e la co-relazionalità attuata.

La co-relazionalità eventuale è l’insieme dei fattori che permettono che vi possa essere una relazione, ed essi sono determinati dalla condizione in cui si può instaurare una relazione e in tal modo sono relativi allo stato di AGj e a quello di Ai; la co-relazionalità attuata invece è una specifica relazione tra AGj e Ai attiva in un istante del tempo.

3. La bidirezionalità della relazione (AGj®Ai) e compatibilità gnosica

La relazione ontica tra AGj e Ai,(AGj®Ai), data l’influenza di Ai su AGj, non è unidirezionale ma bidirezionale: da AGj ad Ai e da Ai ad AGj; in particolare, la direzione da Ai ad AGj determina come AGj possa conoscere Ai; da qui il coinvolgimento diretto di Ai nel processo gnosico attivato da AGj verso Ai. In meccanica quantistica si sottolinea che la struttura di AGj può permettere una conoscenza di Ai tale anche da modificare Ai, ma è anche rilevato che la struttura di Ai permette che AGj si ponga in una relazione speciale verso Ai che genera una determinata conoscenza di Ai in specifiche situazioni gnosiche.

Questa relazione bidirezionale può essere compresa e sostenuta, non solo per la conoscenza ordinaria ma anche per quella scientifica, sulla base di un argomento biologico, secondo cui Ai e AGj sono strettamente legati, come già indicato, in ambito ontico e gnosico.

Ogni AGj, in particolare un AGj biologico, un soggetto vivente, è strutturato in modo da poter sopravvivere nell’ambiente naturale in cui è posto ogni Ai; tale ambiente, com’è ben noto, ha permesso una specifica modalità di costituzione/evoluzione degli esseri viventi; essi si sono formati entro l’ambiente di Ai che ha influenzato l’insorgenza di ogni AGj, pur con grandi diversità tra i diversi AGj: da qui, una condivisione ontica e quindi una conseguente co-compatibilitàd,f ontica tra AGj e Ai.

Questa origine degli AGj, inoltre, con le conseguenti co-compatibilità ontiche, è tale per cui anche la conoscenza di Ai da parte di AGj è allineata alla struttura di Ai, o meglio, è fondata sulla co-compatibilitàd,f ontica e sulla co-conformità; ciò significa che AGj è formato per accedere gnosicamente ad Ai secondo il modo in cui Ai è costituito; in effetti, le strutture gnosiche di ogni AGj vivente sono formate per relazionarsi con Ai e per raccogliere ed elaborare informazioni su Ai. Perciò, la compatibilitàd,f e la co-conformità generano la compatibilità gnosica (Compgn) e ciò significa che AGj, sulla base di Ai, si è strutturato per allinearsi alla struttura di Ai allo scopo di formulare una conoscenza di Ai:

Tesi 2. – Compatibilità gnosica (Compgn):

[AGj (Compd,f (Ai)) ˄ AGj (Conf(Ai))] ├ AGj ® (Compgn) Ai.

A proposito di questa compatibilità gnosica è fondamentale precisare che in questa sede ci si riferisce unicamente a una relazione empirica tra   AGj e Ai e quindi a una conoscenza empirica, ordinaria o scientifica, cioè, una conoscenza fondata sull’acquisizione di dati empirici, sensoriali/percettivi e/o strumentali, e la loro elaborazione/controllo di attendibilità anche con riferimento a modalità biologiche (geneticamente determinate), concezioni o teorie e paradigmi accettati. In tal senso, non sono considerate altre forme di conoscenza, come quelle teoriche o non strettamente empiriche, anche se queste in molti casi possono (o forse devono) in ultima istanza riferirsi a conoscenze empiriche al fine di controllare la loro attendibilità relativa al mondo fenomenico (mondo naturale); sono, altresì, escluse altre forme di sapere come quelle teologiche o filosofiche.

L’analisi della nascita della vita sul pianeta conferma queste forme di compatibilità/conformità (empirica) che sono palesi se si osserva che la vita in ordine di tempo è sorta dopo la formazione della Terra, o almeno, in un periodo avanzato della sua formazione: quello in cui si erano generate le condizioni per cui la vita poteva nascere. La vita sorge relativamente alle condizioni del pianeta che hanno permesso una determinata forma di vita piuttosto che un’altra; anche la conoscenza del mondo fenomenico si struttura sull’allineamento ontico,fondato su Compd,f e Conf, di AGj con Ai; perciò, conoscenza di Ai da parte di AGj e onticità di Ai e di AGj sono strettamente correlate tra loro; di conseguenza, gnoseologia ed ontologia sono altrettanto correlate.

Ogni teoria gnoseologica (relativa a una relazione gnosica/ontica) è fondata su un’ontologia per cui, in base alla compatibilità ontica e gnosica, la formulazione della conoscenza di Ai da parte di AGj non deriva solo dalla struttura di AGj, bensì è correlata (allineata) con la struttura di Ai, ed è tale correlazione di allineamento che determina i modi in cui si forma la relazione gnosica tra AGj e Ai e la susseguente conoscenza di Ai da parte di AGj.

Di conseguenza, in altri termini, è il modo in cui è fatto il mondo (l’onticità di Ai) che permette ogni modalità conoscitiva in base alla struttura ontica di AGj. Il caso più evidente è quello della conoscenza mirata alla sopravvivenza che è modulata/allineata rispetto alla struttura di Ai; ogni AGj vivente si è costituito per formulare una conoscenza di Ai che possa permettergli di relazionarsi con Ai in modo adeguato per procurarsi le risorse energetiche che lo mantengono in vita (mantenere il suo equilibrio termodinamico): un’argomentazione forte per sostenere che Ai è il fattore determinante per la struttura di AGj e per la teoria gnosica che esso formula di Ai e ciò valida altresì il realismo percettivo (realismo naturalistico).Si può osservare che la teoria dell’evoluzione delle specie e la nozione di adattamento si fondano su un allineamento ontico per cui le specie nascono, si trasformano e si adattano allineandosi alle condizioni ambientali.

Questo argomento biologico relativo alla conoscenza sensoriale (per ogni essere vivente) e percettiva (per Homo Sapiens) si estende a qualsiasi altra forma di conoscenza di Ai da parte di AGj-Sapiens inclusa quella concettuale e scientifica riferita al mondo fenomenico (e non a qualsiasi altro ‘mondo’); non solo sensazioni e percezioni, ma anche i concetti empirici sono allineati alla struttura ontica del mondo, cioè in base a Compd,f e Conf: allineamento che si può denominare allineamento gnosico-ontico; se, per esempio, il mondo fosse costituito solo da oggetti sferici, non si formerebbero concetti di oggetti non sferici; o ancora, se ne potrebbero formulare alcuni teorici e non empirici che sono diversi da quelli empirici cui ci si sta riferendo in questa sede: in tal senso, in questa analisi non sono considerati concetti teorici non derivabili empiricamente, anche se un ampliamento di questa analisi potrebbe prendersi carico di questi concetti.

Se il mondo fosse fatto solo di panna montata, incluso AGj, sarebbe possibile formulare il concetto di cono in modo da poter porre su di esso panna montata e cannella in polvere? Il concetto empirico di cono non si potrebbe formulare. In questo mondo di panna montata, omogeneo e continuo, non si potrebbe neanche formulare il concetto di numero la cui formulazione è possibile solo se il mondo è fatto da oggetti delimitati e distinguibili tra loro (principium individuationis), anche se solo dalla prospettiva di AGj; in un mondo continuo e supposto omogeneo, come quello fatto di panna montata, non si può formulare un sistema numerico, ma forse solo un sistema topologico riferito a deformazioni della continuità/omogeneità come quelle relative ad alcuni luoghi del mondo di panna montata.

Non solo percezioni, ma anche concetti e concettualizzazioni riferiti al mondo fenomenico sono formulabili solo per allineamento ontico/gnosico di AGj con Ai in base alle compatibilità ontiche e gnosiche; per questo, la conoscenza posseduta da un extra terrestre potrebbe essere non compatibile con la nostra se tale ET provenisse da un mondo onticamente molto diverso dal nostro; tuttavia, se tale mondo fosse compatibile onticamente, almeno per diversi aspetti e in particolare fosse compatibiled,f con il nostro, allora forse potrebbero essere compatibili anche le rispettive conoscenze (di Homo e di ET); in effetti, sulla base della conoscenza attuale, molti mondi extraterrestri sono formati da atomi e molecole per cui forse anche un ET potrebbe essere formato da atomi e molecole come lo sono gli umani, anche se in apparenza potrebbe essere molto diverso; in questo caso, vi potrebbe essere una compatibilità ontica relativa a microattributi, ma in questa sede, com’è già stato indicato, non è stata considerata la compatibilità basata su microattributi.

La compatibilità ontica e la susseguente compatibilità gnosica sono gli aspetti fondativi delle relazioni tra AGj e Ai e vi sono modi specifici, oltre quello fondativo, riferiti a differenti forme di conoscenza (ordinaria, scientifica, ecc.), in cui queste co-compatibilità sono tali da determinare una specifica conoscenza di Ai da parte di AGj.

Tuttavia, com’è già stato sottolineato, le compatibilità ontiche sono una condizione necessaria, ma non sufficiente per l’instaurarsi di una relazione AGj®(Compgn(Ai)), per la cui attuazione sono necessari anche gli altri quattro fattori condizionanti che sono stati esaminati; solo nel caso in cui siano tutti presenti v’è una maggiore o minore probabilità che si attui una AGj®Ai e in particolare una AGj®(Compgn(Ai)), come indicato in Tesi 2:

Tesi 3.A. – [AGj (Compd,f ˄ Coat ˄ Cospa ˄ Conf ˄ Core) (Ai)]├ pi[(AGj®Ai)i ˄ (AGj®(Compgn(Ai))i];

allora, non considerando pi:

Tesi 3.B. – [(AGj®Ai)i ˄ AGj®(Compgn(Ai))i]↔ [AGj(Compd,f ˄ Coat ˄Cospa ˄ Conf ˄ Core) (Ai)].

In teoria, questa equivalenza non vale per tutti i casi perché non tutte le (AGj®Ai)i hanno un carattere conoscitivo, cioè non sono relazioni gnosiche, perciò si deve precisare che:

Tesi 4. – (AGj®Ai)ipi (AGj®gnAi)i, dove ®gn indica una relazione gnosica.

In altri termini, a partire da ogni relazione ontica (AGj®Ai)i v’è una data probabilità pi che derivi una relazione gnosica, ma vale anche p0, per cui data una (AGj®Ai)i può non derivare alcuna (AGj®gnAi)i; allo stesso tempo, ogni (AGj®gnAi)i è possibile solo se è presente una (AGj®Ai)i:

Tesi 5. – (AGj®gnAi)i ↔ (AGj®Ai)i.

Le tesi 4 e 5 indicano che ogni relazione gnosica tra AGj e Ai si fonda su una relazione ontica AGj®Ai e dai modi in cui essa è strutturata in base ai fattori condizionanti Compd,f, Coat, Cospa, Conf, Core; al contempo, non ogni relazione AGj®Ai genera una AGj®gnAi, ma la formulazione di ogni AGj®gnAi è possibile se e solo se v’è una AGj®Ai che modula la sua formulazione in base ai fattori Compd,f, Coat, Cospa, Conf e Core.

Le tesi 2, 3A, 3B, 4 e 5 sostengono la tesi fondamentale del modello che si sta presentando: i fondamenti ontici della conoscenza empirica del mondo fenomenico e quindi l’impatto di Ai sulla conoscenza di Ai formulata da AGj.

 

4. Alcuni aspetti della relazione AGj®gnAi

Sulla base di quanto affermato sono utili alcune osservazioni sulla relazione AGj®Ai , da cui può derivare AGj®gnAi.

La relazione AGj®Ai, generata dai fattori condizionanti indicati (1,2,3,4,5), si può presentare in forme molto diverse che dipendono dalla struttura della compatibilitàd,f, cioè da Q e da Qi (1 ≤ i ≤ n) e dalla loro cardinalità, se si considera invariata la struttura di AGj; se, invece, cambia la struttura di AGj, allora, si modifica di conseguenza anche la struttura di Q, Qi (e la loro cardinalità) e quindi anche la forma di AGj®Ai.

Si considerino tre casi. Nel primorestano invariati AGj e Ai ma varia la struttura di Q, Qi per cui al variare di Q, Qi varia anche AGj®Ai; in altri termini, sulla base di Q, Qi, AGj intersetta Ai in modi differenti: AGj può avere relazioni diverse con Ai. Si può rilevare che per ogni Ai invariato si possono generare un numero ampio di AGj®Ai, ma tale numero è limitato dalle strutture ontiche di Ai e di AGj; in particolare, v’è un limite al numero di AGj®Ai e tale limite è determinato da Ai; in altri termini, dato un Ai si può generare solo un numero limitato di AGj®Ai, solo quelle AGj®Ai che permette Ai (si veda quanto affermato in precedenza).

In generale, si può formulare la seguente tesi:

Tesi 6. –   Dato un Ai invariato, qualsiasi sia la struttura di AGj , sulla base della compatibilitàd,f ontica si può formare un numero limitato di (AGj®Ai)i e di (AGj®gnAi)i e tale numero (i) dipende dalla struttura di Ai.

Corollario 6.1.: Il numero (i) delle relazioni (AGj®Ai)i e (AGj®gnAi)i è determinato dalla struttura ontica di AGj e da quella di Ai e dalle relative compatibilitàd,f ( Q, Qi).

La Tesi 6. e il Corollario 6.1., quindi, sostengono che dato un AGj e un mondo costituito da Ai, si possono formulare solo un numero limitato di conoscenze su tale mondo; da qui, come è stato già rilevato, la stretta correlazione tra relazione gnosica e relazione ontica.

Consideriamo i seguenti esempi: quello di una bottiglia e quello del mondo di panna montata. Se Ai è una bottiglia e se AGj varia, cioè vi sono diversi AGj che sulla base di diverse compatibilità ontiche si relazionano con Ai, allora su Ai si possono formulare diverse conoscenze che chiamiamo allineamenti ontico-prospettici onticamente compatibilid,f da parte di AGj su Ai; tali allineamenti prospettici sono le diverse conoscenze (AGj®gnAi )i che i differenti AGj hanno su Ai. Si osservi, che questa condizione vale per uno stesso AGj che intersetta Ai con diversi Q, Qi.

Quanto indicato per la bottiglia, vale anche per un mondo di panna montata se AGj è onticamente compatibile ad Ai: AGj può essere anch’esso di panna montata od almeno, sulla base di Df.2.,3., AGj deve possedere uno o più insiemi Q, Qi di attributi propri della panna montata di cui è fatto Ai.

Nel secondo caso, invece, resta invariato AGj ma cambia Ai; in questo caso si deve attuare un nuovo allineamento ontico, e quindi gnosico, di AGj rispetto ad Ai e il processo relazionale ontico e gnosico segue l’andamento indicato per il primo caso.

Il terzo caso, che è particolarmente rilevante, è quello in cui AGj nello stabilire una relazione AGj®Ai/AGj®gnAi modifica in qualche modo Ai (questo tema sarà ripreso nella Sez.5). Nelle usuali analisi epistemologiche della relazione AGj®Ai/AGj®gnAi, nell’ambito della conoscenza fenomenica, non è considerata la modificazione di Ai, per cui il processo conoscitivo non interferisce sullo stato di Ai o, in altri termini, Ai è considerato onticamente invariato. Nell’ambito della conoscenza ordinaria, sensoriale-percettiva, ciò significa che dato un Ai, qualsiasi processo conoscitivo di questo tipo non altera lo stato di Ai; in altri termini, Ai resta invariato qualsiasi sia AGj e qualsiasi siano Q,Qi che intersettano Ai. Questa affermazione permette di poter sostenere qualsiasi forma di realismo sensoriale/percettivo, perché se così non fosse verrebbe meno uno dei capisaldi del realismo sensoriale/percettivo, cioè quello secondo cui Ai è considerato almeno esistente nel mondo indipendentemente dalla presenza di un AGj. Questa tesi, però, non interferisce con il tema dell’influenza di Ai su AGj e in particolare anche su un Qj di AGj.

Da qui la tesi:

Tesi 7. A. – Dato un Ai e un AGj, la relazione AGj®Ai/AGj®gnAi non altera lo stato ontico di Ai.

Corollario 7.A.1. – Nella formazione di AGj®Ai/AGj®gnAi, Ai resta onticamente invariato.

La Tesi 7.A. e il Corollario 7.A.1. formulano quella che si può denominare tesi di invarianza ontica identitiva che vale per la conoscenza ordinaria e anche nell’ambito della conoscenza scientifica, seppur come si rileverà, in entrambi i casi con alcune eccezioni. La tesi sottolinea che in ogni processo conoscitivo relativo al mondo fenomenico si presuppone che Ai non solo sia presente di per sé nel mondo, ma che l’attività di AGj non interferisca sullo stato di Ai, anche se Ai si può modificare durante la relazione gnosica, come accade nei processi dinamici, ma senza variare la sua identità; in questa sede per identità di un alcunché Ai (incluso AGj) si intende l’insieme degli attributi ontici che lo caratterizzano e lo differenziano da ogni altro. Se non si accetta questa tesi di invarianza ontica identitiva, allora, AGj non potrebbe mai formulare una conoscenza di Ai perché ogni volta che AGj innesca un processo gnosico verso Ai quest’ultimo può aver modificato la sua identità ontica e in tal modo Ai è irraggiungibile; perciò la tesi di invarianza ontica identitiva è una tesi fondativa di ogni processo di conoscenza fenomenica.

Tuttavia, a questa forma standard di invarianza ontica identitiva vi sono alcune eccezioni nella conoscenza ordinaria e in quella scientifica: eccezioni in cui accade che, pur all’interno di una invarianza supposta e accettata, l’azione di AGj può in un certo qual modo influire sullo stato di Ai; questa influenza, però, non è tale da modificare l’intero stato ontico di Ai e quindi la sua identità ontica completa. Nella conoscenza percettiva ordinaria questa eccezione può valere solo per quei sensi che in modi diversi possono modificare lo stato della sorgente di informazione, cioè il tatto e il gusto. La ricezione di fotoni per la vista e quella di feromoni per l’olfatto non modifica lo stato della sorgente (Ai) per cui resta valida la tesi dell’invarianza ontica identitiva, ovviamente relativamente al tempo in cui è innescato il processo di raccolta/elaborazione delle informazioni relative ad Ai. Anche per quanto concerne l’udito vale la tesi dell’invarianza perché la ricezione di onde sonore non altera il loro stato. Nei processi percettivi del tatto e del gusto, invece, la raccolta di informazione, anche se non in tutti i casi, può alterare lo stato della sorgente, cioè di Ai, e quindi può modificarlo anche senza alterare il suo stato ontico completo; il riconoscimento percettivo di un alcunché Ai con il tatto in alcune condizioni può alterare il suo stato: si pensi, per esempio, al caso del riconoscimento a occhi chiusi di un oggetto estratto dal vano congelatore di un frigorifero; l’uso del tatto, in particolare della mano, per riconoscerlo, ha come conseguenza l’alterazione della temperatura della superfice di quell’oggetto, anche se questa alterazione non modifica il suo stato ontico completo identitivo. Altri casi più rilevanti, come il riconoscimento tattile di un oggetto fluido (quale una crema) che può alterare la sua forma esteriore, mettono in luce che la percezione tattile può modificare lo stato dell’alcunché Ai cui è rivolto il processo conoscitivo. Anche per il gusto, può accadere un’analoga condizione di alterazione: per esempio, una volta che una zolletta di zucchero raggiunge le papille gustative, la loro azione chimica può alterare il suo stato e in tal modo modificare anche il suo riconoscimento.

Se si escludono questi casi, che tuttavia non intaccano l’identità ontica completa di Ai (tutti i suoi attributi) anche se possono alterare alcuni suoi attributi, in tutti gli altri vale la tesi dell’invarianza identitiva percettiva per cui si presuppone che non solo Ai sia presente nel mondo ma, ancor più, che l’azione gnosica non altera la sua identità ontica completa.

Anche nell’ambito della ricerca scientifica vale (ed è accettata) la tesi dell’invarianza ontica identitiva, per cui la raccolta di informazioni, anche con strumenti molto complessi, non altera Ai; la considerazione di Ai come invariante in determinate condizioni permette di esaminarlo senza interferire sul suo stato con l’uso di diversi apparati che lo analizzano in base a differenti teorie o paradigmi; tuttavia, proprio perché si accetti e si mantenga l’invarianza, è necessario non solo riferirsi a determinate condizioni sperimentali, bensì anche fare in modo che le strumentazioni sia idonee e quindi tali da non alterare lo stato di Ai. Queste osservazioni, però, non sembra che in alcuni casi possano valere per il mondo microscopico (atomico, nucleare, quantistico, ecc.) in cui i processi di raccolta di informazioni possono essere tali (ma non sempre) da incidere sullo stato ontico degli alcunché Ai, od almeno su alcuni suoi attributi; il principio di indeterminazione di Heisemberg si riferisce al fatto che in certe condizioni gnosiche, come quella di misurare la traiettoria di una particelle elementare, non vale l’invarianza perché i processi gnosici con le loro strumentazioni incidono sullo stato della particella (o meglio sulla sua possibile traiettoria), da qui la risultante indeterminazione; tuttavia, questa indeterminazione vale soltanto con riferimento alla misurazione della sua traiettoria e non per l’identità ontica di quella determinata particella ‘osservata’ in un determinato istante e in una specifica condizione, per esempio, all’interno di un acceleratore di particelle.

La nozione di invarianza ontica identitiva può invece non valere per la fisica quantistica in cui si rileva una stretta correlazione bidirezionale tra AGj ed Ai, tale da far sì che nel processo gnosico relazionale si generino influenze reciproche e quindi AGj®Ai/AGj®gnAi deve essere formulata considerando/misurando le reciproche influenze.

  1. Co-influenza tra AGj e Ai nella dinamica gnosica e la conoscenza di Ai nella relazione AGj®gnAi

 

La conoscenza (empirica) del mondo, quella ordinaria e quella scientifica, è il risultato di processi dinamici in cui sono coinvolti AGj e Ai che si correlano in modi differenti   generando stati diversi non solo di AGj bensì anche di Ai, anche se nella maggior parte dei casi vale l’invarianza ontica identitiva per Ai; non si dubita che nei processi gnosici accadano modificazioni di AGj tali da poter attivare nuove AGj®Ai/AGj®gnAi e queste modificazioni sono influenzate non solo dalla struttura di AGj bensì anche dallo stato in cui si trova Ai al momento dell’innesco di un processo gnosico da parte di AGj. Queste osservazioni permettono di considerare la relazione AGj®gnAi all’interno di un sola struttura dinamica in cui, oltre ad AGj e Ai coinvolti, v’è il coinvolgimento   della relazione o meglio dei suoi stati; perciò, la dinamica relazionale è il terzo fattore, oltre ad AGj e Ai, che   interviene nella dinamica gnosica. La dinamica relazionale gnosica è relativa a diverse situazioni della relazione AGj®gnAi; a) la modificazione di Ai durante il processo gnosico; b) la modificazione di AGj; c) la modificazione di entrambi ; d) le influenze reciproche; questi casi portano a una modificazione della relazione (AGj®gnAi)i o all’attivazione di una nuova relazione (AGj®gnAi)j.

Le situazioni relazionali che sono state indicate sottolineano che conoscenza e processi conoscitivi sono sempre soggetti a possibili cambiamenti anche nel corso dell’attivazione di una relazione AGj®gnAi.

La prima situazione relazionale si riferisce al fatto che non di rado Ai si modifica durante il processo relazionale; questa modifica può essere indipendente o dipendente da AGi; la modificazione di Ai è indipendente da AGj quando la mera presenza di AGj o la sua attività gnosica non generano alcuna influenza su Ai (sul suo stato ontico) come accade spesso, com’è già stato rilevato, durante i processi percettivi; tuttavia, alcuni di essi sono riferibili a situazioni in cui Ai è un processo dinamico per cui AGj si relaziona con questo alcunché secondo le modalità che sono state indicate: si allinea ai cambiamenti di Ai e attiva processi gnosici relativi a ogni stato del processo dinamico di Ai; o, diversamente, Ai non è un processo dinamico ma nell’istante in cui si attiva da parte di AGj una relazione con Ai, questo può modificarsi; si pensi, per esempio, tra le innumerevoli situazioni, quella in cui si osserva un auto ferma in un parcheggio che inizia a muoversi nel momento in cui la si sta osservando.

La seconda situazione relazionale, invece, è quella usuale in cui la   relazione AGj®gnAi genera una modificazione in AGj che può procurare, com’è già stato rilevato, anche un’influenza su Ai; tuttavia, al di là di tale influenza, l’aspetto più rilevante è quello in cui la modificazione di AGj porta a una continua modificazione della relazione che può attuarsi (come accade) in modo iterato. In tale situazione, allora, la dinamica relazionale conduce a una attivazione continua di relazioni (AGj®gnAi)i, in base a un cambiamento di AGj, come avviene di frequente nella conoscenza ordinaria: i cambiamenti di AGj durante il processo gnosico generano diverse conoscenze di Ai da parte di AGj.

Da ciò segue la terza situazione: la modificazione parallela di AGj e di Ai.

La quarta situazione relazionale è anch’essa frequente nei processi gnosici, in particolare in quelli della conoscenza ordinaria, in cui sia Ai sia AGj si influenzano reciprocamente e quindi si modificano in base ad esse; questa condizione può essere il risultato della presenza della prima, della seconda e della terza situazione; un caso rilevante, per esempio, è quello della conoscenza interpersonale in cui accadono reciproche influenze che portano a cambiamenti di AGj e di Ai e quindi a una dinamica di modificazione di AGj®Ai/AGj®gnAi; in questo caso, ovviamente, la relazione è bidirezionale per cui è coinvolta sia AGj®Ai/AGj®gnAi sia Ai®AGj/Ai®gnAGj; questo caso è importante per validare l’implosione dell’onticità sulle relazioni gnosiche e quindi dell’ontologia sulla gnoseologia; in questa sede non è analizzato questo caso, ma rientra nel modello generale che è stato presentato, pur con una variante alla Tesi 7.A., indicata nella seguente Tesi:

Tesi 7.B. – [(AGj-Ai)m ˄ (AGj-Ai)n] ├ pi [(AGj-Ai)m ®gn(AGj-Ai)n ˄ (AGj-Ai)n®gn (AGj-Ai)m],

dove le espressioni (AGj-Ai)m e (AGj-Ai)nindicano che AGj e Ai sono al contempo apparati gnosici e alcunché fenomenici che si relazionano, per cui la relazione (AGj-Ai)m ®gn(AGj-Ai)n è bidirezionale: (AGj-Ai)mgn) (AGj-Ai)n.

Corollario 7.B.1. – Data una (AGj-Ai)mgn) (AGj-Ai)n allora (AGj-Ai)m varia lo stato ontico (Stoc) di (AGj-Ai)n e (AGj-Ai)n varia lo stato ontico di (AGj-Ai)m.

Usando una terminologia algebrica, si può denominare la relazione (®gn) come relazione di co-varianza: cioè, quella relazione gnosica in cui nella sua attuazione c’è una varianza di (AGj-Ai)m e di (AGj-Ai)n; nei termini usati in precedenza una co-variazione di AGj e di Ai.

Per questo, a completamento del modello, sono necessarie entrambe le tesi 7.A e 7.B.,con i relativi corollari; tuttavia, è bene precisare che la ® vale solo nelle condizioni indicate; queste condizioni sono tipiche delle relazioni gnosiche tra due o più AGj quali soggetti umani, ma può valere anche per soggetti artificiali.

Dalla presenza parallela dei casi indicati deriva che le influenze reciproche, nella relazione ® e nella relazione (®gn) possono generare una modificazione della relazione (AGj®gnAi)i o all’attivazione di una nuova relazione (AGj®gnAi)j.

L’analisi che è stata formulata, anche se non esaustiva, permette di indicare, anche se solo brevemente in questa sede, il passaggio dalle relazioni (AGj®gnAi) o (AGj-Ai)mgn)(AGj-Ai)n alla conoscenza di Ai.

La relazione AGj®gnAi, fondata su AGj®Ai che la modula, inclusa la relazione (AGj-Ai)mgn) (AGj-Ai)n, è il processo conoscitivo attivato da AGj verso Ai ed esso genera la conoscenza di AGj verso Ai: K(AGj/Ai);in questa parte non consideriamo il caso della co-varianza, che è stato presentato poco sopra. Ogni conoscenza di AGj di Ai è relativa non solo alle condizioni del processo, bensì alla relazione AGj®gnAi, per cui ogni relazione AGj®gnAi determina un diverso processo e quindi anche una differente conoscenza di Ai fondata sulla relazione AGj®gnAi /AGj®Ai; dove AGj®gnAi è relativa a AGj®Ai. Da qui,

K(AGj/Ai) = K(AGj/Ai) ≈ AGj®gnAi,

dove il segno ‘≈’ sta per ‘relativamente a’.

Lo schema della relazione gnosica (ontico/gnosica) può essere indicato nel modo seguente:

Tesi 8. – {[(AGj ˄ Aipi (AGj®Ai)i) ├pi (AGj®gnAi)i] ├pi (R&E (Ai))} ├pi Ki(AGj/Ai ≈ (AGj®gnAi)i, con 1≤ i ≤ n;

R = raccolta informazioni ed E = elaborazioni informazioni su Ai.

In altri termini: dati AGj e Ai si può stabilire una relazione tra l’uno e l’altro; da questa relazione AGj®Ai si può generare AGj®gnAi   e da qui può essere innescato un processo che raccoglie ed elabora informazioni su Ai da parte di AGj e da esso si forma una conoscenza di Ai da parte di AGj, rispetto (≈) alla relazione AGj®Ai/AGj®gnAi: Ki(AGj/Ai) ≈ (AGj®gnAi)i. Nello schema indicato ci si è riferiti non ad AGj®gnAi bensì a (AGj®gnAi)i e ciò significa che dato Ai e AGj si possono attivare diverse relazionign che potranno portare a diverse conoscenze di Ai da parte di AGj: Ki(AGj/Ai) ≈ (AGj®gnAi)i.

Lo schema indicato è utile per esaminare tre aspetti problematici rilevanti della relazione ontica e gnosica (AGj®gnAi)i in cui sono presenti i fattori 1) -5) che sono stati indicati poco sopra (compatibilitàd,f ontica, co-attualità, co-spazialità, co-conformità e co-relazionalità); aspetti che sono relativi a quanto è già stato indicato: a) in quale misura (Ki(AGj/Ai) ≈ (AGj®gnAi)i è influenzata da Stoc(Ai), la struttura ontica di Ai?; b) Ki(AGj/Ai) ≈ (AGj®gnAi)i incide su Stoc(Ai)?; c) AGj nel formulare Ki(AGj/Ai) ≈ (AGj®gnAi)i indica o pone Stoc(Ai)?

a) In quale misura (Ki(AGj/Ai) ≈ (AGj®gnAi)i è influenzata da Stoc(Ai)?

Questa domanda è già stata presa in considerazione con riferimento a ogni relazione (AGj®Ai)i ed è stato sottolineato che Stoc (Ai) (e anche solo Ai), è un fattore rilevante per la formulazione della relazione (AGj®Ai)i e la derivante (AGj®gnAi)i; questa osservazione è tale da poter affermare che anche la conseguente Ki(AGj/Ai) ≈ (AGj®gnAi)i è influenzata da Stoc (Ai); in termini diversi, com’è già stato rilevato, ogni conoscenza del mondo è quella conoscenza che il mondo permette di formulare sulla base della sua costituzione ontica e modulata dalla struttura ontica e gnosica di AGj.

b) Ki(AGj/Ai) ≈ (AGj®gnAi)i incide su Stoc(Ai)? Nella maggior parte delle situazioni gnosiche, proprie della conoscenza ordinaria o di quella scientifica, Ki(AGj/Ai) ≈ (AGj®gnAi)i non incide, tranne casi particolari (quelli indicati poco sopra), sulla struttura ontica di Ai anche perché la formulazione di Ki rispetto ad Ai presuppone la tesi dell’invarianza ontica identitiva di Ai, Tesi 7.A. e Corollario 7.A.1. Tuttavia, vi sono anche quelle condizioni che sono state indicate nella Tesi 7.B. e nel relativo Corollario 7.B.1.; perciò, la risposta completa alla domanda b) deve tener conto di entrambe le Tesi, 7.A. e 7.B. e relativi corollari.

c) AGj nel formulare Ki(AGj/Ai) ≈ (AGj®gnAi)i indica o pone Stoc (Ai)?

Questa domanda è cruciale perché   le possibili risposte, com’è già stato rilevato, distinguono i diversi approcci alla relazione tra AGj ed Ai.   La risposta alla domanda b) è una parte fondamentale della risposta a questa domanda, ma non è sufficiente, perciò è utile chiarire il significato dei termini indica e pone.

Questi termini assumono un significato solo all’interno dell’attivazione di una AGj®gnAi e, in modo più ampio e susseguente, di una Ki(AGj/Ai) ≈ (AGj®gnAi)i. Poco sopra è stato rilevato che per lo stabilirsi di una AGj®gnAi è necessaria la presenza di una AGj®Ai costituita dal fattore   Compd,f (il fattore ontico) senza il quale non si può attivare una tale relazione: [(AGj®Ai)i ↔ (Compd,f ) (Ai)]; ma questo fattore, com’è stato indicato non è sufficiente per cui si devono aggiungere gli altri fattori (2,3,4,5); da qui una formulazione completa:

Tesi 9. – {[(AGj®Ai)i ↔ (Compd,f ) (Ai)] ˄ [(AGj®Ai)ipi (AGj®gnAi)i ]}↔ [AGj (Compd,f ˄Coat˄Cospa ˄ Conf ˄Core) (Ai)].

La susseguente Ki è relativa a (AGj®Ai)i e alla derivante AGj®gnAi   per cui si può affermare che la conseguenza logica vale anche per ogni Ki riferita ad (AGj/Ai):

Tesi 10. – Ki(AGj/Ai)≈(AGj®gnAi)i↔[(AGj(Compd,f ˄ Coat ˄Cospa ˄ Conf ˄ Core) (Ai)].

Le formule presentate, quindi, sottolineano che ogni conoscenza Ki su Ai si attua solo se per (AGj®Ai)i sono attivi i fattori Compd,f, Coat, Cospa, Conf e Core che generano (AGj®gnAi)i.

Queste affermazioni, insieme con quelle indicate nella parte precedente, sottolineano che il modello presentato, non completo e per molti versi semplificato, rileva la stretta relazione tra gnoseologia e ontologia. In tale direzione, è stato sostenuto che la relazione gnosica si fonda su una relazione ontica che è fondativa e senza la quale essa non si attiva; da qui deriva una tesi forte secondo cui la conoscenza del mondo fenomenico è molto influenzata, o persino determinata, da come è costituito il mondo (la sua onticità);   questa tesi non sottovaluta la rilevanza dell’apparato gnosico (AGj), ma   sottolinea che esso non può formulare una qualsiasi conoscenza del mondo (Ai), bensì solo quelle che il mondo costituito permette che si possano formulare; qualsiasi sia l’apparato conoscitivo, i suoi risultati si collocano all’interno di quelle che sono state chiamate compatibilità ontiche e gnosiche e allineamento ontico prospettico. Per questo, anche se l’apparato gnosico modifica la sua epistemologia, come accade nella conoscenza ordinaria e in quella scientifica (per es. visioni del mondo e paradigmi), ogni nuova epistemologia può permettere la formulazione di diversi allineamenti prospettici che intrasettano diversamente gli alcunché (Ai), ma essi si collocano sempre entro le compatibilitàd,f e sono in modi diversi determinati dalla struttura ontica degli alcunché, anche nel caso in cui essi sono prospettati diversamente; tenendo presente che per una Ki di Ai le Compd,f non sono sufficienti e ad esse sono necessari i fattori condizionanti Coat, Cospa, Conf e Core .

L’aspetto più rilevante del modello, quindi, è il superamento di ogni concezione epistemologica che separa l’apparato gnosico dall’alcunché ontico cui esso si rivolge e in tal modo la formulazione di una epistemologia che si fonda solo sulla struttura di AGj e sulle possibili relazioni con Ai. Sebbene l’uno e l’altro siano onticamente separati, nella relazione gnosica formano un unico sistema ed è questo sistema dinamico che permette di formulare una conoscenza del mondo fenomenico: un sistema dinamico caratterizzato dai cinque fattori che sono stati indicati: co-compatibilitàd,f, co-attualità, co-spazialità, co-conformità e co-relazionalità; tra di essi la co-compatibilitàd,f e la co-conformità sono onticamente fondativi perché gli altri sono attivi solo se essi sono presenti.

Infine, ci si può chiedere come sia possibile formulare un’epistemologia   che sia in grado di considerare congiuntamente AGj e Ai , le loro reciproche influenze e le susseguenti relazioni.   Una tale epistemologia è molto diversa e più complessa di quelle che evidenziano solo la rilevanza della struttura di AGj, ma è possibile formularla considerandola come   una struttura dinamica che coinvolge ampie classi di Ai e le reciproche e ‘possibili’ influenze tra AGj ed Ai;   l’esempio più evidente è quello della conoscenza ordinaria riferita alle relazioni interpersonali, cui ci si è riferiti poco sopra. In questa sede, non ci si è proposti di formulare una tale epistemologia, ma solo di rilevare alcuni aspetti della relazione gnosica/ontica che sono il fondamento teorico utile per la formulazione di una epistemologia che sia in grado di includere non solo la struttura ontica e cognitiva di AGj, bensì anche la struttura ontica di Ai, le sue influenze sull’attività gnosica di AGj, e la dinamica della relazione (AGj®gnAi)i.