Si aprano i sentieri e si lascino entrare le parole che sono state ascoltate. A te che apri e ti dissolvi a te che hai rincorso l’illusorio cammino che hai assaporato il soffio di Maat, si schiudano i sigilli rimasti sospesi per la tua venuta. Si sollevino le pietre portate dal vento e si incida su di esse il tuo nome che non hai ancora conosciuto. A te che spogliato ti rinserri a te che hai asciugato l’alito della fonte che hai rincorso il vento di Sehmet che hai sospeso il tuo pensiero, si innalzino le icone rimaste abbandonate al tuo primo passo. Si portino lontano le tuniche addolorate e si prepari la dimora invisibile che non ti ha permesso ancora di entrare. Per te che hai saputo tacere per te che hai intrapreso il sorgere della tua scommessa che sei salito sui gradini dell’attesa che sei scivolato via nell’orrido, si sollevino gli ignari portali rimasti nelle pieghe della tua mente. Si allontanino i segni perversi dei giorni e si aprano i sotterranei del labirinto che ti avevano separato dalla tua flebile ascesa. Per te che hai continuato a guardare per te che hai dimenticato l’ora insaputa della tua nascita che hai superato lo sguardo dei vicini che ti sei lasciato scorrere nell’oblio, si chiedano alle Voci di diffondere i ricordi e le visioni che ti appartengono. Si aprano le celle e gli spazi intorpiditi e si lascino volare le aquile e i falchi che ti portano oltre le proiezioni del lamento. A te che hai schiuso l’uovo a te che hai intrecciato il nodo dell’assoluto che sei tornato ogni volta indietro che sei sorretto dall’apice dell’intesa Si preparino le forme dei segni Si disvelino i sommessi ritorni Si sciolgano i passi per la tua corsa nel silenzio.