Le lame contorte
scorrono sulla tua fronte
e tu resti inatteso
sorpreso dal grigiore
che si inerpica senza sosta
tra buchi e fratture dell’inconscio.
Le cose attorno restano immobili
una a fianco all’altra
e la bocca stracolma
si sazia di rane rabbrividite
che hanno perso ogni pudore.
C’è chi ascolta
e chi si disperde
chi trema solitario
nel riquadro offuscato
del corretto vivere senza dimora.
Le trappole racchiudono insetti striscianti
resti di voci inaudite
che non cantano l’inno delle glorie inanimate.
Una vela sbiadita
appare vicino ai tuoi sogni
e ti stupisce il suo andare
per sempre avanti e indietro
nel prima e nel dopo
nella corsa straziata
verso ciò che è disperso.
L’orrore scompare
e ti trovi nuovamente deforme
strettamente sgusciato
liquido senza abbandono
e i ceri sacri ti accolgono
con sorpresa.
Ti allontani e sei già di ritorno.
Le sottili mani sgrossate
sfregano il tuo volto
e non ti resta che partire
sollevare le impronte
e portarti ancora più lontano
dove la discesa di alberi
accompagna il sudario
dei cani che singhiozzano sino all’alba.